
Geologia e etnografia del territorio: Aicurzio
Fermiamoci e catturiamo il tempo: alla scoperta di Aicurzio e del suo territorio
Prima parte
di Gianmarino Colnago
Dei 4 periodo glaciali conosciuti nell’ultimo milione di anni, gli ultimi tre sicuramente hanno contribuito a conferire una connotazione unica al borgo di Aicurzio.
Il più datato è noto come Diluvium Antico o glaciazione di Mindel che più o meno 600.000 anni fa andava formando la valle di Aicurzio. L’immensa calotta di ghiaccio che ricopriva le alpi, dalla Baviera sino alla Brianza, si muoveva impercettibilmente sotto il peso di trilioni di tonnellate di ghiaccio che stridevano sui fianchi delle montagne lombarde. Una coltre bianca spessa oltre 1.000 metri erodeva, strappava e trasportava graniti, rocce calcaree e minerali. Iniziava così l’escavazione che diede origine ai nostri bei laghi prealpini, da questa escavazione derivarono una serie di colline moreniche che drenarono l’acqua di fusione dei ghiacciai originando impetuosi fiumi che modellarono il territorio della Brianza orientale.
Nell’area geografica che si pone tra il Lambro e l’Adda, due fiumi sono ancora visibili seppur molto ridotti e sono il Curone e la Molgora, il terzo fiume del Diluvium Antico o di Mindel formava il vallone di Aicurzio: la Vallis Nigra.

Il territorio in una immagine odierna
Già… quanto è antica la valle, in quel tempo la valletta di Bernareggio e del torrente Cava di Sulbiate erano ancora in stand by mentre la valle di Aicurzio iniziava a delinearsi nella sua forma sinuosa. La massa di ghiaccio e acqua che formò le colline del meratese e l’accumulo del monte Robbio venne separata dall’Adda, si proiettò quindi verso sud formando gli altipiani di Verderio, poi le cateratte trovarono una massa di terreno compatto in prossimità della cascina Commenda e cercarono un nuovo percorso incuneandosi nell’unico punto che poteva essere intaccato, formando la valle di Aicurzio sul lato ovest di Castel Negrino. La forza dell’acqua e i ciottoli trascinati erosero i fianchi calcarei più morbidi della valle aicurziese, mettendo allo scoperto il ceppo che oggi ritroviamo nelle pareti esterne della chiesa parrocchiale e in numerose pietre d’angolo di antiche costruzioni aicurziesi. Costruzioni medievali e del tardo ‘500, a loro volta costituite da reimpieghi tratti da edifici ancor più antichi, prima romani e poi longobardi.
Dal Diluvium Antico compiamo un balzo in avanti di 200.000 anni e arriviamo nel periodo glaciale cosiddetto di Riss o Diluvium Medio dove le forze della natura rimettono in discussione tutta l’orografia del territorio, si rimodellano i bacini lacustri e le colline moreniche, è il momento in cui si delinea la valle ad ovest dell’abitato di Bernareggio, mentre nel territorio tra Aicurzio e Sulbiate si originano le vallette del Pissanegra e del Cava.
Naturalmente il Diluvium Medio rimodella e approfondisce ulteriormente il vallone di Aicurzio, gli conferisce una sinuosità più accentuata lasciando trasparire un piccolo pianoro. Il centro del paese, luogo sacrale dove sorgerà il villaggio celtico che verrà sostituito dal Castrum, sui resti del quale sorgerà la villa romana che poi diverrà un castello, successivamente un borgo e negli ultimi 400 anni cambierà forma con le belle ville di delizia.
Era glaciale del Wurm
Infine approdiamo nel terzo periodo Glaciale, cosiddetto di Wurm o Diluvium Recente, iniziato circa 110.000 anni fa. La fusione dei ghiacciai conclude l’ultima grande glaciazione intorno a 15/12.000 anni fa e ridona vita ai grandi fiumi che rafforzano l’orografia attuale e rimodellano ulteriormente i nostri territori.
Da allora vengono delineate le attuali linee spartiacque delle nostre vallette attraverso l’accumulo di ingenti quantità di ferretto e di masse detritiche composte da sassi e ghiaie che senza leganti naturali rimangono instabili, non coese.
Oggi conosciamo questo aspetto geologico per il fenomeno degli occhi pollini, dei quali abbiamo sempre percepito l’esistenza e osservato gli effetti anche in superficie. Il cambio climatico in corso negli ultimi anni genera eventi meteorici che mettono allo scoperto questa fragilità e la geologia del nostro territorio ci viene nuovamente disvelata.
Sopra queste masse di materiale instabile si formerà negli ultimi 12.000 anni, uno strato sedimentario di humus attraverso l’apporto plurimillenario delle foreste e delle loro decomposizioni dovute all’alternanza delle stagioni.
Ebbene questo sottile strato occupa i primi 3/4 metri appena sotto la superfice dei nostri territori ed è l’artefice della nostra vita, ci ha permesso per secoli la sussistenza, attraverso la caccia e le coltivazioni e il riparo nelle abitazioni offrendoci i materiali naturali presi in loco: legno, pietra, argilla che derivano dalla geologia e ci vengono consegnati dal tempo che misura l’alternarsi periodico di epoche, di ghiacciai, di masse d’acqua, di sole e foreste.
Nell’ultimo Diluvium il pianoro di Aicurzio si delinea ancor più marcatamente con l’apporto di due torrentelli laterali che fungono da scolmatori per le acque provenienti dal pianoro dove origina il torrente Cava e pongono le basi a distanza di 12.000 anni dall’ultima glaciazione per identificare il luogo. Le sedi di questi due torrenti si trasformeranno in strade che circoscrivono e delineano il borgo di Aicurzio. Negli ultimi secoli diverranno via del Beneficio e via della Roggia che successivamente muterà il nome nelle vie Bersan, Cardinal Ferrari e Croce.
Di seguito un particolare del territorio di Aicurzio dalla carta geologica della Brianza in scala 1:25000. Si nota molto bene la Vallis Nigra, ovvero la valle formata da un fiume impetuoso che formava anche un lago sotto la breve collina che diventerà l’abitato di Aicurzio. Il fiume della Vallis Nigra originava dalla fusione del ghiacciaio del Lario terminante sopra l’attuale Verderio poco prima di Castelnegrino.

Particolare della Carta geologica della Brianza
Per formare la nostra valle sono occorse tre glaciazioni e 650.000 anni. Sempre dalla Carta geologica si osserva a destra dell’abitato un secondo lago formato dal torrente Pissanegra che dalla Commenda e Morosina entra nel torrente Cava di Sulbiate. Il dislivello tra il piccolo lago a destra di Aicurzio e quello a sinistra (che occupava tutta la vallis Nigra) era percorso da due ruscelli che aggiravano la collinetta dove ora insiste la chiesa parrocchiale. Questi due piccoli corsi d’acqua divennero nel tempo via del Beneficio e via Cardinal Ferrari/via Croce.
La consapevolezza che ci lascia l’escursione geologica appena compiuta sta nella percezione di un territorio speciale e che nello strato più profondo della valle di Aicurzio ci offre una misura del tempo nettamente più ampia rispetto alle vallette contigue, abbraccia una periodo glaciale precedente a tutte le zono circostanti e perciò merita una speciale attenzione giacché il paleo alveo di Aicurzio rappresenta il muto testimone di impressionanti cambiamenti operati dalla natura, attraverso l’alternarsi dei periodi bioclimatici che intervengono secondo le declinazioni magnetiche e le inclinazioni dell’asse del nostro pianeta Terra.
Dimezziamo ora il tempo trascorso dall’ultima glaciazione. Quale eredità riceviamo da questa speciale condizione geologica? Proviamoci, aiutati da esperti paleontologi, geologi ed archeo-astronomi.
Intorno a 6/7.000 anni fa sul territorio aicurziese avremmo trovato cervi, caprioli, plantigradi e lupi, cinghiali e rapaci, uccelli di ogni specie ed esseri striscianti. L’uomo cacciatore, ancora non stanziale, percorreva la valle per tendere trappole e ottenere cibo in abbondanza, nel contempo identificava punti di sicurezza e di controllo nelle elevazioni del territorio aicurziese; l’altura della Commenda offriva una eccellente visibilità verso nord in direzione di Verderio e verso sud ovest in direzione della cascina Morosina e Castel Negrino, infatti dalla cima di una pianta si poteva dominare verso i territori che compongono Sulbiate, Aicurzio, Bernareggio.

La valle di Aicurzio nel 7.000 a. C.
Ciò che diverrà la Commenda dei Cavalieri di Malta era già destinata dalla natura ad essere luogo di vedetta. Ma anche il centro dell’attuale borgo di Aicurzio offriva una inusuale sicurezza per i nostri territori. L’alveo del fiume si allargava all’altezza di via Roma sino a divenire un lago sopra il quale si elevava un acrocoro dove è sorto il centro di Aicurzio, circondato dai due torrenti di via Beneficio e via Bersan-Ferrari.
Quale miglior condizione di sicurezza poteva ottenere il cacciatore stanco che si accingeva a consumare il pasto costituito dalla selvaggina, se non occupando la sommità asciutta che corrisponde all’attuale piazza ed edificio della chiesa.
Fin da allora Aicurzio, per condizione naturale, era circoscritto come un piccolo luogo semisferico, elevato e isolato quanto bastava per garantirsi un minimo di sicurezza. Una volta scoperto e ben esplorato il territorio, divenne un luogo difensivo, dove si potevano tenere riuniti i gruppi familiari mentre si compiva la caccia.
Circondato dal lago della valle e dai due torrenti il gruppo plurifamiliare identificava qui la sua stanzialità periodica, dove poter controllare il territorio circostante, difendersi da animali feroci o da incursioni di gruppi umani, a loro volta predatori di selvaggina altrui.
Dimezziamo ora ulteriormente il tempo, da 3 millenni anche alle nostre latitudini si diviene sempre più stanziali, le testimonianze di questi trascorsi ci giungono attraverso i segnali percepiti da ogni ritrovamento o dagli impieghi delle moderne tecnologie di ricerca. Ebbene da una interessante ricerca condotta da un esperto dell’INAF utilizzando le tecnologie dell’archeoastronomia, nel territorio di Aicurzio viene individuato un ellisse celtico, ovvero un luogo sacrale con l’asse maggiore orientato verso i punti dei solstizi secondo la mappa stellare del tempo; siamo così arrivati nel VI° secolo a.C. e sempre secondo il ricercatore doveva far parte di una serie di luoghi sacrali disposti a cerchio intorno a Medelhanon (Milano) con la giusta equidistanza.

Luogo sacrale VI° secolo a.C.
Tutto ciò viene trattato su alcuni libri e è stato oggetto nel 2013 anche di una conferenza. Lasciamo quindi percepire al lettore la suggestione che si può trarre dal nostro viaggio spazio temporale.
Dunque Aicurzio era un luogo sacrale celtico, ciò è molto verosimile e rientra nelle possibili conclusioni, giacché l’intelligenza umana nel neolitico, in un territorio vergine, scopre intuitivamente i luoghi deputati alla difesa. Gli ingredienti nel nostro caso: un piccolo fiume che forma un laghetto da cui spunta un acrocoro asciutto circoscritto da due torrenti.
Ecco perciò che il tempo ci regala una infinità di emozioni, la geologia ha offerto la sicurezza e la comodità del luogo rendendolo adatto per la geo-antropizzazione, l’apporto umano ne ha conferito l’aspetto inusuale del centro di Aicurzio, molto differente da tutti i paesi circonvicini.
Risaliamo nuovamente di 500 anni, siamo nel 222 a.C. la Medelhanon celtica diviene Mediolanum romana e iniziano le operazioni di controllo del territorio. Ad Aicurzio le condizioni si ripetono: quale miglior controllo strategico potrebbero attivare i generali romani se non quella di sostituire precedenti luoghi già deputati a ciò.

Il Castrum Curzium nel I° secolo a. C.
La valle di Aicurzio è di per sé un limes naturale che prosegue rasentando i territori di Sulbiate e Bellusco, quindi verso Ornago, Cavenago. Il controllo di questo limes durante la fase di guerra con gli Orobii comporta l’impiego di poche centurie se ben disposte e sarà così nel 1° secolo a.C.
Il Castrum Curzium o Castrum dei Curzii, grazie alla sua posizione e al suo retaggio di luogo strategico nel mondo celtico, diverrà un caposaldo per la difesa di Vicus Mercati e degli altri vici contermini. Erano i tempi del generale Mario.
Questa condizione particolare preserverà AI-CUR-ZIO, che rimane sempre un posto da riscoprire, un luogo e un nome inusuali.
Aicurzio è in controtendenza rispetto a tutte le trasformazioni linguistiche avvenute nella toponomastica delle località brianzole i cui suffissi evidenziano trasformazioni avvenute nel millennio posto tra il 500 a.C. e il 500 d.C. Infatti nel 95% dei casi le derivazioni identificano primitivi villaggi liguri: -USCO, altri dai pagi celti: -AGO e infine dalle località con una forte impronta romana: -ATE.
La radice AI-CUR- e il suffisso -ZIO non calzano con queste trasformazioni e denotano una diversa appartenenza e un diverso modo interpretativo.
Fine prima parte
Aspetti, località e storia della Brianza. "Ci sono paesaggi, siano essi città, luoghi deserti, paesaggi montani, o tratti costieri, che reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le loro storie, si se le creano". Ecco che, come diceva Sebastiano Vassalli: "E’ una traccia che gli uomini, non tutti, si lasciano dietro, come le lumache si lasciano la bava, e che è il loro segno più tenace e incancellabile. Una traccia di parole, cioè di niente".
Grazie Gianmarino, mi interessa e mi entusiasma, scoprire la nascita/storia di Aicurzio.
Ancora grazie di cuore
Ciao