L’Ar-core del futuro… uno sguardo al suo passato (terza puntata)
In principio… fu Bestetti
In questa puntata, nel viaggio a ritroso nel tempo che abbiamo intrapreso, dirigeremo il nostro interesse nel raccontare della capostipite “Bestetti”. La documentazione raccolta finora, non è certamente completa e speriamo, i segnali non sono mancati, di poter colmare le lacune che lasceremo in questo nostro racconto con altri contributi.
Paolo Cazzaniga
Insediamento della ditta Bestetti ad Arcore
Carlo Bestetti arriva in quel di Arcore, dalla non lontana Casatenovo. Nel definire i tempi di questa genesi ci accompagna qualche incertezza di date. Spulciando annuari degli anni Trenta del Novecento, registriamo le prime discrepanze. Nel 1933 la ditta Bestetti, “nell’Annuario industriale della Provincia di Milano”, è accreditata di una fondazione che risale al 1850, sei anni dopo quando il capitale sociale è passato da 500.000 a 1.500.000 di lire, da “l’Annuario delle banche e banchieri d’Italia”, la data di fondazione è indicata nel 1880. Titolari risultano essere i fratelli Angelo e Guido, figli di Carlo. L’origine dell’attività era stata, come abbiamo visto, a Casatenovo ed era incentrata nella lavorazione del legno. Alcune fonti motivano il trasferimento ad Arcore a causa dall’incendio che aveva distrutto completamente il laboratorio e il magazzino di Casatenovo e fatta risalire al 1906.
Angelo Bestetti, quando nel 1939, fa richiesta di un prestito di 1.000.000 di lire all’IMI, nella descrizione dell’attività arcorese si limita nel dire: “Lo stabilimento di Arcore venne costruito verso il 1907 e continuamente ampliato in sostituzione del piccolo stabilimento di Casatenuovo.”
La consultazione delle mappe note come “Nuovo Catasto” compilate tra il 1897 e il 1901, per quanto riguarda il comune di Arcore, come ci fa osservare Tonino Sala, illustrano in una aggiunta, che da quanto indicato dovremmo fare risalire al 1901, le modifiche relative all’insediamento Bestetti che stava sorgendo. La data del 1901 ci sembra tuttavia troppo precoce, in confronto alle date citate dalle fonti, per collocare la nascita del complesso industriale arcorese.
L’attività della Bestetti, in origine era dedicata alla lavorazione del legno come indicato nel “documento di consegna” datato 1912 che proponiamo di seguito.
Leggendo l’intestazione proposta nel documento conosciamo che in quel tempo la forza motrice necessaria per fare funzionare gli impianti, fosse prodotta con il vapore. E’ indica poi la sede di Arcore con le precisazione, tra parentesi, di trovarsi in Brianza. Si elencano quindi le tipologie delle produzioni: forniture complete per fabbricati civili e industriali, pavimenti in legno di ogni qualità, specialità in “soffittoni” e ancora gronde, tettoie, serramenti e porte. La Bestetti, come ancora indicato nell’intestazione della “bolla di consegna”, si era potuta fregiare della medaglia ricevuta in occasione dell’esposizione di Milano del 1906.
Lo sciopero del 1913
Dobbiamo supporre che l’anno successivo alla vendita, attestata dal documento proposto, l’attività della Bestetti possa aver avuto qualche rallentamento se nel “Bollettino dell’Ufficio del Lavoro” relativo al primo semestre del 1913 si da notizia di un ridimensionamento del personale nello stabilimento e di manifestazioni di sciopero legate a questi provvedimenti.
Questa la descrizione dei fatti:
Arcore (Milano). – Tutti gli operai della ditta Bestetti Carlo, per costruzioni in legno, la mattina del 14 gennaio proclamarono ed effettuarono lo sciopero per ottenere la revoca del licenziamento di 5 compagni di lavoro. Gli scioperanti, disorganizzati, in numero di 34, di cui 24 adulti e 10 fanciulli, con salario di lire 3,40 e 1,50 rispettivamente per 10 ore e mezza giornaliera di lavoro, non conseguirono la riammissione in servizio dei licenziati e rientrarono nell’opificio il 22 gennaio. In seguito allo sciopero il proprietario procedette al licenziamento di circa altri 20 operai. (notizie dal Prefetto e dall’industriale).
Qualche osservazioni. Per comprendere il valore dei salari pagati in quell’anno, osserviamo che nel 1914 un kg di pane a Milano costava 48 centesimi. Ritornando allo sciopero, non sappiamo se la manifestazione fosse legata a rivendicazioni salariali o fosse dettata dalla solidarietà verso i licenziati, così come il licenziamento di 20 operai, dopo lo sciopero, sia stato per ritorsione oppure, come ipotizzato all’inizio, per un esubero di manodopera, rispetto alle esigenze del momento della Bestetti.
La Prima Guerra Mondiale e l’attività aeronautica
Come abbiamo visto il settore delle costruzioni aeronautiche non era ancora stato avviato fino al quel 1913. Genericamente Angelo Bestetti, nella domanda di mutuo del 1939, riferendosi all’azienda scrive: “Durante la grande guerra si dedicò a lavori per l’aeronautica (riparazione aeroplani e forniture di parti di ricambio)”, non dandoci quindi indicazioni sull’inizio dell’attività “aviatoria”. Achille Vigna, storico ed esperto conoscitore dell’aviazione in Italia, attraverso una bozza, di un suo libro, datata 1990, gentilmente fattaci avere dal signor Guido Sala di Arcore discendente della famiglia Bestetti, fornisce queste indicazioni sull’approccio al settore aeronautico: “… la ditta si ristrutturò nel 1917 ad Arcore con la denominazione: “Carlo Bestetti- Costruzioni Aeronautiche”, per produrre parti di ricambio, nonché effettuare revisioni e riparazioni dei caccia Nieuport Macchi Ni 10 e Ni 11 che venivano poi collaudati nella spianata adiacente al cantiere, adibita ad aeroporto. Alla fine della Prima Guerra Mondiale furono 117 gli aerei rimessi a nuovo nel piccolo stabilimento.”
Alla luce delle moderne tecnologie dei materiali usati per le costruzioni aeronautiche, sembrerebbe singolare l’approccio di una azienda dedita alla lavorazione del legno, verso il settore del volo. Tuttavia, dobbiamo ricordare che il legno in quell’epoca era il materiale impiegato per la costruzione della “cellula” degli aerei. La costruzione della fusoliera, delle ali, dei piatti di coda, sino al 1940 era opera di falegnami, piuttosto che di meccanici. L’uso del metallo iniziò a diffondersi durante la Seconda Guerra Mondiale per i velivoli da guerra e i grandi apparecchi. I piccoli aerei da turismo e scuola, continuarono ad avere una struttura lignea o al limite, mista: cellula in legno e fusoliera in tubi metallici.
Una nuova stagione: Cesare Redaelli
Chiusa la parentesi bellica, l’attività produttiva della Bestetti, ritornò nei binari tradizionali. Nella citata richiesta di mutuo, ancora a firma Angelo Bestetti, si legge: “Dal 1919 al 1937 si ripresero i lavori in legno per edilizia specialmente lavori di lusso e d’impegno.” Leggermente diverse le indicazioni che sortiscono dal rapporto informativo, a firma Bettini del gennaio 1939, relative alla stessa pratica di mutuo dove si legge: “Nell’immediato dopo guerra e fino a tutto il 1930 l’azienda lasciava il reparto aeronautica e si dedicava completamente alla sua vecchia attività, realizzando guadagni considerevoli che le consentirono di ampliare notevolmente il suo stabilimento, e di mantenere un fatturato oscillante dai 3/4/milioni (con margini di utili netti tra il 10 e 13 per cento).”
Tuttavia il “seme dell’aviazione” era stato sparso e i frutti, non tardarono a svelarsi. Centrale la figura di Cesare Redaelli (Arcore 1890-1947) pilota della 117 squadriglia di ricognizione nella Prima Guerra Mondiale. Reduce dall’esperienza bellica, poté acquistare un Aviatik I-BACG con motore Fiat dall’Aeronautica militare e nel 1919 diede vita ad Arcore ad una scuola civile di pilotaggio a cui si aggiunsero voli turistici di piacere a pagamento, attività svolte sul campo volo della Bestetti.
Cesare Redaelli nel 1933 da alle stampe un libro in cui narra della sua esperienza sul campo volo di Arcore. Lasciamo al suo racconto la descrizione dei fatti che caratterizzarono quella stagione.
Settembre 1919
Da poco congedato, e sempre preso dalla passione del volo, inizio a tutto mio rischio, con un velivolo tipo “scuola” un ciclo di voli turistici sul campo di Arcore. Il velivolo da me pilotato era un Aviatik azionato da un “centino Fiat” (motore Fiat HP 100).
Un semplice manifesto, il primo del genere, apparso con relativo bollo, invitava i buoni monzesi e i buoni milanesi al battesimo dell’aria.
Maggio 1920
I velivoli aumentano e la famiglia aviatoria si fa numerosa, tanto che in maggio, all’esercizio individuale, succede la Società Anonima Imprese Aeree Milano S.A.I.A.M
Luglio 1920
Ma ecco che in un giorno del luglio, mi viene presentato il Professor Benito Mussolini. Egli volle iscriversi subito alla scuola, convenendo una quota a forfait, e il 20 luglio hanno inizio le lezioni. Dal 20 luglio 1920 al 12 maggio 1921, egli compì 18 voli.
La figura del futuro duce, risultava un tantino ingombrante, tanto che non mancarono manifestazioni di dissenso, che furono prontamente messe a tacere, con gli stessi mezzi che caratterizzeranno l’intero “Ventennio Fascista”, che stava avviandosi in quei momenti.
Non mancò qualche incidente… ormai si sapeva intorno… che il “professor Mussolini” veniva ad Arcore a prendere lezioni di volo. Un bel giorno la marmaglia si sparpagliò pel campo, con la ferma intenzione d’impedire qualsiasi decollo. Esauriti i mezzi comuni di persuasione, passammo alle… mezze vie di fatto. Ma questo provocò una reazione… fummo oggetto di una sassaiola. L’impotenza di difendermi… mi toglie il lume della ragione. Entro nell’hangar… balzo sull’apparecchio. Dal fondo dell’hangar il mio “farfallone” si avvia al decollo… entrato ormai nel campo do uno strappo al volantino… ma io lo tengo a una quota minima… punto decisamente sulle persone… e mi lancio ad una diabolica caccia all’uomo. Vi fu chi si gettò nel fossatello, chi contro la siepe… e fu una pazza fuga, che lasciò il campo sgombro. Da quel giorno ad Arcore fu possibile volare liberamente.
Marzo 1921
Durante una lezione di volo nel marzo del 1921, un incidente aereo fece precipitare il velivolo con il Redaelli e Mussolini, la bassa quota a cui si trovava l’aereo e anche la perizia del Redaelli, limitarono i danni ai due protagonisti, che se la cavarono con lievi ferite. Redaelli nel suo libro ipotizzò che la causa dell’incidente potesse essere attribuita ad un sabotaggio, anche se l’episodio non determinò particolare strascichi politici o di altra natura.
… che accadde un incidente… iniziamo il secondo volo… mi accorgo che il regime del motore si abbassa. Ma ormai la poca quota e il volo piatto… mettono in scivolata l’apparecchio, che inizia la vite, finché tocca terra con l’estremità dell’ala sinistra… incastrandosi nel terreno. Egli ha riportato una ferita alla fronte… una contusione o una ferita al ginocchio. Fatta la medicazione… partimmo alla volta di Monza. Dalla guardia medica di Porta Venezia dove ebbe soccorso… a giudizio dei medici… (furono riscontrate) ferite guaribili in una quindicina di giorni.
Aprile 1921
Il 24 aprile del 1921 venne inaugurato ufficialmente l’aeroscalo di Arcore, che come vedremo in seguito, per un breve periodo, vide svolgersi le attività della già citata compagnia S.A.I.A.M.
Le elezioni politiche incalzano… ma egli (Mussolini) non si dimentica di noi e il 24 aprile, chiamato a far parte del comitato d’onore per l’inaugurazione dell’aeroscalo di Arcore, aderisce e presiede alla cerimonia.
Nel mese di maggio di quel 1921 si svolgono le elezioni politiche e Mussolini viene eletto deputato, evento che gioco forza, interrompe di fatto le lezioni di volo ad Arcore. Si stava aprendo una delle parentesi più fosche della storia italiana.
Per saperne di più
Inizialmente concepito come aeroplano biposto da ricognizione o da addestramento, il Nieuport 10 venne successivamente riadattato allo sforzo bellico, diventando di fatto il primo caccia impiegato durante la Grande Guerra dagli eserciti francese, russo, inglese, belga e italiano.
La trasformazione in caccia comportò l’eliminazione del posto dell’osservatore e l’applicazione di una mitragliatrice fissa sull’ala superiore, azionata dal pilota per mezzo di un rinvio del comando. Questo biplano venne prodotto in grandi numeri e, su licenza, anche in Italia, dalla Nieuport-Macchi, in 240 esemplari.
Derivato dal Ni 10, biplano da osservazione e scorta, il Nieuport Ni 11, soprannominato Bebe’ per le dimensioni più contenute rispetto al predecessore, fu all’inizio della Prima Guerra Mondiale il caccia utilizzato da tutti i paesi aderenti alla Triplice Alleanza ed anche dalla Russia. Era dotato di motore rotativo Le Rhone da 80 cavalli. I cilindri ruotavano insieme all’elica e la calotta metallica sovrapposta al motore era a ferro di cavallo ed aperta inferiormente per il raffreddamento. La struttura lignea era ricoperta di tela colorata, tranne che nella parte anteriore in cui c’erano pannelli di compensato e la calotta in metallo per coprire il propulsore. Pure le ali a centine di legno erano rivestite in tessuto colorato ed avevano la formula sesquiplano, vale a dire che l’ala inferiore era più piccola della superiore in modo da non ostacolare la visuale in basso. L’armamento era costituito da una mitragliatrice Lewis da 7,7 mm. posta sull’ala superiore e sparante al di fuori del raggio dell’elica. Avendo manifestato il Ni.11 nelle picchiate fenomeni aerolastici, tipo vibrazioni alla cellula, si rese rinforzare la stessa dando vita al Ni 17.
In Italia la Macchi produsse su licenza sia il Nieuport 10 che l’11 . I Macchi-Niueport 11 furono impiegati dalle varie squadriglie compresa quella degli assi la 1^ , poi divenuta la 70^, che aveva già in dotazione i Ni 10. Francesco Baracca ottenne con questo aereo le sue prime vittorie.
Cesare Redaelli (Arcore 1890- 1947) prese il brevetto di pilota alla scuola Gabardini di Cameri nel 1916. Nella prima guerra mondiale fece parte della 117a squadriglia di ricognizione che operava su velivoli Saml dal campo di Belluno e nel novembre 1917 abbatté un aereo austriaco. Dopo la guerra esercitò l’attività di pilota istruttore e di collaudatore e fu principale animatore del Sindacato Aviatori (poi Saiam). Le lezioni di volo a Mussolini ad Arcore gli procurarono prestigio e notorietà. «L’attività che egli svolse col futuro capo del governo non fu sempre di natura didattica: volarono su Verona per gettare una corona in memoria dei caduti nell’incidente del Ca.5 di Ridolfi, si recarono a Fiume da D’Annunzio, ecc.».
Nel 1923 andò a dirigere l’attività di volo alla Airone. Passò quindi alla Breda per dirigere l’omonima scuola di pilotaggio che aveva sede a Cinisello Balsamo. Dal 1935 al 1937 fu in Cina quale istruttore e tecnico della ditta e in tale veste fu incaricato dell’ addestramento dei piloti cinesi. Rientrato in Italia, proseguì l’attività alla Breda. «Nel 1940 progettò un sommergibile tascabile biposto che non suscitò l’interesse della marina italiana. Ne fu invece attratta quella tedesca che chiese e ottenne il rilascio dei piani costruttivi».
Nel 1945, catturato dai partigiani, fu internato in campo di concentramento e rischiò la fucilazione per essere stato istruttore di volo di Mussolini. Dopo alcuni mesi di internamento venne infine assolto e liberato, ma non sfuggì all’epurazione. Gravemente scosso da questi eventi, morì ad Arcore il 17 febbraio 1947. Scrisse l’opera agiografica “Iniziando Mussolini alle vie del cielo” che egli stesso fece pubblicare nel 1933. (A. VIGNA, ad vocem Redaelli Cesare, in Enciclopedia di aeronautica)
Fine terza puntata
Puntate precedenti
Aspetti, località e storia della Brianza. "Ci sono paesaggi, siano essi città, luoghi deserti, paesaggi montani, o tratti costieri, che reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le loro storie, si se le creano". Ecco che, come diceva Sebastiano Vassalli: "E’ una traccia che gli uomini, non tutti, si lasciano dietro, come le lumache si lasciano la bava, e che è il loro segno più tenace e incancellabile. Una traccia di parole, cioè di niente".