Gli Enti Ecclesiastici e le loro proprietà ad Usmate e Velate, tra XII secolo e metà ‘800  (prima parte)

Gli Enti Ecclesiastici e le loro proprietà ad Usmate e Velate, tra XII secolo e metà ‘800 (prima parte)

Iniziamo col dire come nell’immaginario comune spesso si associ l’esistenza di beni appartenuti ad enti ecclesiastici, con la presenza di edifici atti ad ospitare religiosi, come monasteri e conventi. A volte mi è capitato di deludere le aspettative di chi chiedeva notizie di un monastero che era esistito alla Brugorella o al Mongorio o in qualche altro luogo del territorio comunale. La documentazione storica raccolta, abbastanza completa su questo argomento, esclude qualsiasi presenza storica di cenobi maschili o femminili ad Usmate e a Velate.
Ora, venendo al titolo dell’articolo, prendiamo atto di come l’ampio arco temporale analizzato determina di fatto profonde e diverse considerazioni storiche ed economiche con cui confrontarsi. In modo analogo il territorio considerato, avvicinandosi all’estremo temporale più antico, tende a dilatarsi, inglobando località oggi estranee ai confini comunali, come Bernate e Velasca. Variegate, come vedremo, le modalità con cui gli enti ecclesiastici entrarono in possesso dei beni. Nello scorrere la consistenza delle proprietà di competenza dei soggetti analizzati, possiamo confermare una continuità di presenza nei secoli presi in esame, mentre sull’estensione totale del nostro territorio, la percentuale di pertinenza degli enti religiosi rimase, salvo poche eccezioni, contenuta, andando, per evidenti ragioni storiche, scemando verso la fine del periodo analizzato.

Alle origini: Il Capitolo di San Giovanni di Monza

La più antica documentazione, che attesti una presenza ecclesiastica nella sua valenza “economica”, risale al 1136 quando l’imperatore Lotario III confermò la proprietà, tra le altre, della “corte di Velate” alla Chiesa di San Giovanni Battista di Monza. Singolare, in un’ottica attuale, quanto espone il testo del diploma. “Confermiamo la corte di Velate con tutte le sue pertinenze e distretti e commende, insieme a case, terre, vigne, campi, boschi, pascoli, campi, acque e ruscelli, mulini, pescherie, servi e ancelle, aldioni e aldiane (persone ne del tutto serve, ne del tutto libere), monti, valli, pianura, coltivati e incolti”. Quindi piena proprietà sulle cose e soprattutto sulle persone, concetto ben lontano dai contenuti evangelici che ci si aspetta fossero propri del cristianesimo. La presenza monzese trova continuità attraverso gli atti di una “lite”, nel 1432, tra il Capitolo di San Giovanni e la famiglia de Casate. Si trattava di un pagamento in natura che i Casate dovevano ai canonici di Monza sulle: “corti, sugli edifici e sui beni che giacevano nella terra di Velate…”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’immagine propone il diploma di Lotario III, in cui si confermano le proprietà della Chiesa di Monza, tra cui compare Velate

La vertenza si concluse a favore dei de Casate con un pagamento in denaro. Episodio, che in considerazione delle vaste proprietà possedute in seguito dalla famiglia “de Casate”, fa piena luce sulla più che probabile provenienza delle stesse. Poi, in occasione del Catasto di Carlo V, metà del Cinquecento, mancano conferme di proprietà della Chiesa di Monza in Velate, forse per una esenzione goduta dall’ente, oppure tali terre erano diventate già proprietà dei de Casate. Nel citato censo risultano 1800 pertiche di proprietà di Gerolamo Casato e altre 84 pertiche degli eredi di Galeazzo Casale. 

Il volume, conservato presso l'Archivio Civico di Milano relativo al censimento noto come "Catasto di Carlo V", anno 1558, per la Pieve di Vimercate. La pagina riprodotta è quella che indica le proprietà, nel territorio di Usmate, riconducibili ad enti religiosi

Di contro, nella vicina Usmate, il Capitolo di San Giovanni di Monza risulta censito con 100 pertiche di terreni tenuti a vite. Ritornando a Velate abbiamo ancora evidenza di beni del Capitolo monzese nel 1570, quando il prete Gio. Pietro Brianza, canonico di S. Giovanni, effettua un inventario dei beni in Velate che aveva in affitto Paolo Osio, per un canone annuo di circa 7 lire imperiali. Il Paolo Osio in questione era il padre di Gianpaolo Osio, noto come Egidio nella vicenda dei Promessi Sposi. 

La collocazione della cascina Rampina su una mappa odierna

Le proprietà coinvolte comprendevano la cascina Rampina, che in seguito con i terreni, in tutto circa 80 pertiche, sarà venduta dagli eredi di Teodoro Osio, fratello di Gianpaolo, ai Serponti nel 1669. Ancora, nel 1690, il canonico del Capitolo di Monza, Francesco Maria Verpelli, ottiene, sotto ingiunzione giudiziaria, il pagamento delle famose 7 lire imperiali dai Serponti. Per la cronaca la cascina Rampina sorgeva all’incirca al termine dell’attuale via Gigli, e fu abbattuta dai Belgiojoso, che avevano acquistato da Angelo Serponti le proprietà di Velate, all’inizio dell’Ottocento.

Le Benedettine di Brugora e la Brugorella

Altro soggetto religioso, che aveva proprietà importanti a Velate da tempo memorabile e che risulta censito per un’estensione di 750 pertiche, nel Catasto di Carlo V, era il Monastero Benedettino femminile di S. Pietro e Paolo di Brugora. Tali terreni, che comprendevano la cascina Brugorella, chiaro legame con la località in cui sorgeva la casa madre, si estendevano fino a Bernate. 

La chiesa dedicata ai S.S. Pietro e Paolo a Brugora, ultima vestigia dell'antico monastero

La fondazione del monastero è fatta risalire all’anno 1102, ad opera del prete Eriberto Casati, stessa stirpe di cui abbiamo dato conto sopra. Il religioso lasciò tutti i suoi beni al monastero. Non sappiamo tuttavia se le 750 pertiche della proprietà, siti in Velate e Bernate, fossero tra le prime disponibilità alla fondazione del cenobio. Abbiamo comunque concrete conferme a partire dai primi anni del 1300. 

La trascrizione relativa all'atto del 1338 descritto di seguito

Tali beni vennero sempre concessi in locazione, in un atto, al termine del contratto nel 1338, risultavano affittuari le “vicinanze” di Velate, rappresentate da Petrazinus de Villanova e Iohannolos Magnius e quella di Bernate con Zucholus de Casate. 

La pergamena che attesta l'investitura della Possessione della Brugorella, nell'anno 1429, ai fratelli Pietro e Bernardino Maggi

Questa pratica, documentata da una serie di contratti d’affitto, si protrasse sino al 1787, quando la proprietà passò a “livello perpetuo” (particolare forma d’affitto) ad Angelo Serponti. Lo stesso, il 20 gennaio 1801, attraverso il suo procuratore Carlo Marocco vende a Rinaldo Belgiojoso le sue proprietà di Velate, compresi i beni che teneva a “livello”, come appunto la Possessione della Brugorella. 

La prima pagina del contratto d’affitto stipulato nel 1745, dalle R.R.M.M. di Brugora a favore della famiglia Teruzzi. Il canone pagato è solo in natura.

L’operazione verrà formalizzata, sempre ad opera dal Marocco, con il saldo del prezzo d’acquisto, nel marzo 1803, quando il Serponti era già deceduto. Finalmente nel 1806 avviene la trascrizione della proprietà della Brugorella che formalmente risultava ancora delle “Madri di S.S. Pietro e Paolo di Brugora”. Nell’atto si legge come il Belgiojoso, nel 1803, si era affrancato del “livello”, versando nelle casse dell’erario la cifra necessaria. Rammentiamo, al proposito, la chiusura del Monastero di Brugora avvenuta nel 1797, dopo l’avvento della Repubblica Cisalpina e la precedente venuta di Napoleone in Italia. I beni furono requisiti e servirono per rifondere chi, più o meno volontariamente, aveva prestato soldi alla nascente repubblica. Rinaldo Belgiojoso e figlie, che risultavano aver sottoscritto 60 azioni da 1000 lire ciascuna nel 1798, utilizzarono, dunque, una parte di queste azioni per riscattare la Possessione della Brugorella. Ricordiamo, infine, del Serponti che aveva affittato la Possessione, nel 1797, all’industriale del settore tessile Adamo Kramer, che la tenne sino alla scadenza del contratto nel 1814, quando entrò finalmente nella disponibilità dei Belgiojoso.

Dal Catasto di Carlo V

Prima di continuare ancora due dati sulla presenza di enti religiosi, al tempo del Catasto di Carlo V, nel nostro territorio.
Come accennato abbiamo incluso, nella zona considerata, anche Velasca che in quei tempi remoti risulta a volte associata ad Usmate, in un atto del 1280 si legge, riferito ad una terra con viti nel territorio di Usmate: “loci de Uximate ubi dicitur in Valascha”, altre la troviamo aggregata a Velate, in un atto, del 1261, in una donazione compare: ”…sivi loci de Vellate ibi ubi dicitur in Vallascha” (…o il luogo di Vellate là dove si dice in Vallascha), o ancora, inizio XIII secolo, si parla di una terra estesa per 16 pertiche sita in località “in Vallasca” di pertinenza del luogo di Velate. 

Velasca, su un totale di 2350 pertiche censite, ne registra il 65% di proprietà ecclesiastica. In questa occasione, il perticato spettante al Monastero di Brugora, 770 pertiche della Brugorella, è attribuito a Velasca e non a Velate, confermando quella fluidità di confini che abbiamo descritto. Completano la presenza “religiosa”, a Velasca, 400 pertiche del Convento di San Nazaro di Vimercate e 350 del Monastero di S. Apollinare di Milano. Il monastero milanese comprova la sua presenza, nelle nostre terre, con l’acquisizione delle proprietà che erano state del Sant’Apollinare di Arcore, soppresso nel 1437. Stessa sorte aveva subito, nel 1425, il S. Nazaro di Vimercate, i cui beni erano stati annessi al Sant’Apollinare di Milano e che nel censo di Carlo V risultano ancora con l’antica intestazione. Il cenobio di S. Nazaro si trovava nella zona prospiciente l’attuale Convento di S. Francesco a Oreno.

 

 

 

 

 

 

 

L’immagine a destra riproduce la pagina del “Catasto di Carlo V” relativa alla località di Velasca, in cui sono indicate le proprietà ecclesiastiche, fra cui quelle delle “Monache di Brugora”, poste a Velate

Terminiamo la disamina del censimento andando su Usmate dove i beni ecclesiastici non raggiungono il 5% del totale censito e sono così ripartiti: 20 pertiche attribuite a Santa Margherita, titolo ancora oggi della Parrocchia, 100 pertiche di San Giovanni di Monza e 50 pertiche attribuite a San Zenone, probabilmente una “cappellania” all’interno della chiesa Parrocchiale.

Gli Albrizi e nuove acquisizioni

Quanto abbiamo visto finora si riferisce essenzialmente a enti religiosi i cui beni erano derivati da investiture antiche fatte da sovrani, o come il caso del monastero di Brugora, da dotazioni assegnate dal fondatore del cenobio. Tuttavia, in seguito, altre modalità entrarono in gioco nelle acquisizioni delle proprietà. Ricordiamo a Velate l’importante presenza a partire dal Cinquecento della famiglia Albrizi. A questa dinastia sono da ricondurre due vendite che immisero nella proprietà di immobili e terreni altrettanti monasteri femminili. Gio. Batta Albrizi e i suoi fratelli, nel 1610, vendono al Monastero delle Monache di Bernaga la “Possessione detta della Vega”

Il complesso della Cascina Vega in un'immagine di qualche anno fa

Bernaga ancora oggi ospita una comunità dell’ordine delle Romite Ambrosiane, ultime religiose di una serie di rifondazioni che hanno fatto la storia del convento, situato nel comune di Perego sulla strada che conduce al Lissolo. Al tempo dell’acquisto dagli Albrizi era noto come Monastero benedettino femminile di S. Gregorio, si ritiene che la sua fondazione si debba far risalire al secolo XI, anche se la prima notizia, riguardante una permuta, è del Marzo 1157. 

Dal registro Serponti, in cui erano annottati gli atti notarili, che trattano dei beni poi entrati nelle disponibilità della famiglia, proponiamo la pagina che racconta della "Possessione della Vega". I primi due atti registrati, si riferiscono alla vendita dei fratelli Albrizio al Monastero di Bernaga e la successiva vendita della stessa proprietà, fatta nel 1616, dal Monastero a Gio. Batta Ghislanzoni

Le monache di Bernaga tennero la Vega per pochi anni e nel 1616 cedettero le 375 pertiche della possessione a Gio. Batta Ghislanzoni, per la cifra di 26625 lire imperiali e poco più di 6000 lire andarono ai fratelli Albrizi, evidentemente le monache non avevano ancora saldato l’acquisto fatto anni prima.

Fine prima parte