Sul fronte della Prima Guerra Mondiale

Sul fronte della Prima Guerra Mondiale

Gerolamo Rabagliati, 105 anni dopo...

Il post di oggi non tratta direttamente luoghi o fatti pertinenti la Brianza, di cui solitamente ci occupiamo. Tuttavia, ho inteso la volontà di Tonino Sala di raccontare questa storia, legata alla sua famiglia. Come preannuncia il titolo si va molto indietro nel tempo, sono le vicende di un giovane militare, che poco più che ventenne, perse la vita nelle trincee tra le pietre del Monte Rombon, nella valle dell’Isonzo, dove le truppe, come vedremo, bruciavano la loro vita per la conquista di qualche palmo di montagna, in una guerra in cui le strategie del tempo, più assurde oggi non potrebbero apparire. Due considerazioni personali, l’implacabilità del fato: “…t’aspettavo qui per oggi a Samarcanda, eri lontanissimo tre giorni fa…”, nel ritorno di Gerolamo dalla lontana America per incontrare il suo destino sul Rombon, ma soprattutto, voglio sottolineare l’etica del protagonista, profonda e convinta verso valori, che oggi la più parte di noi seppellirebbe senza alcuna recriminazione. Tutta la corrispondenza e il piccolo diario sono stati custoditi con amore per tanti anni dai famigliari, con la speranza e forse la necessità che uscissero da quei cassetti per dare voce ad un giovane, attivo, e positivo negli atteggiamenti, che non si sarebbe mai sottratto ai suoi doveri, ma, nel febbraio del 1916, ha visto svanire, nella tormenta di neve che avvolgeva la sua trincea, ogni suo buon proposito. Oggi 105 anni dopo, il giorno è arrivato.

Una minuscola agendina tascabile macchiata di sangue, scarna cronaca giornaliera di trincea sui costoni del Rombon, è il motivo di inizio di questo racconto. Fu raccolta dagli indumenti di un giovane ferito a morte e con gli altri oggetti personali mandata alla famiglia.

La via dell’America

Si tratta del fratello di mia suocera: Rabagliati Gerolamo, da Montemagno, classe 1891 (4 luglio), racconta Tonino Sala; nel 1907 fu chiamato a Los Angeles da parenti compaesani che già da anni vi lavoravano; rientrò in Italia per il servizio militare di leva, nell’ottobre 1911, svolto il quale ritornò alla sua professione negli USA.

Richiamato alle armi nel 1915 rientrò dall’America, avrebbe potuto darsi per irreperibile come tanti altri… americani, ma…; le motivazioni della risposta alla chiamata le diede in una lettera alla famiglia “…mi toccherà essere a casa per compiere il mio dovere verso la Patria…”: l’orgoglio di sentirsi Italiano e il dovere di difendere la Patria sono i sentimenti che animano il testo.

La Patria chiama

Il 26 agosto 1915, sbarcato in Italia, scrive da Napoli preavvertendo dell’arrivo a casa entro quattro o cinque giorni: “… sono arrivato oggi a Napoli e partirò domani per Casale e forse arriverò a casa domenica …”;  si presenta alla chiamata a Pinerolo, 3° Reggimento Alpini, in una cartolina datata erroneamente agosto 7 (il timbro postale di Montemagno marca 9 settembre), scrive: “… arrivato al reggimento sano e salvo, mi anno vestito ieri e fin’ora non posso dir niente ancora della vita militare scriverò una lettera in qualche giorno saluti a tutti …”; in una lettera ai genitori del 13 settembre lamenta l’incomprensione dei superiori a proposito dei suoi titoli di servizio che chiede gli siano inviati: “… libretto di ammissione al lavoro e pure la carta di buon servizio che m’an dato quando ò lasciato l’officina perché queste cose mi faranno bisogno presto, e così sarà più facile per me a far capire questi ufficiali che non vogliono intendere niente …”; lamenta altresì il rancio immangiabile: “… al presente non mi sono ancora abituato tanto più per il mangiare che ci danno, è tutta cosa immangiabile principalmente la minestra che ci danno la sera, è acida, amara …”; una cartolina del giorno 16 settembre segnala la partenza per l’addestramento in quota: “… Domani partiamo per le montagne vicino la Francia …”.

La partenza per il fronte

Terminato l’addestramento l’invio a destinazione: l’11 novembre, di passaggio alla stazione di Milano Sempione, è accolto con altri al  “Ristoro ai soldati” del “Comitato lombardo di preparazione”, e scrive una cartolina alla famiglia: “… sono di pasaggio a Milano frà qualche giorno scriverò …”; giunti a Cividale si formano i nuovi raggruppamenti e viene aggregato al battaglione Val Ellero, l’indirizzo diventa il generico “Zona di guerra”; il 3 dicembre ha raggiunto la destinazione provvisoria da dove prosegue per Caporetto dove arriva l’11 dicembre: “… Caporetto, piccola città che è stata occupata dai nostri, e fra qualche giorno si partirà per il fronte …”; 16 dicembre, si sciolgono e si riformano gli aggregamenti, appartiene ora al battaglione Pieve di Teco; trasferito a Serpenizza; passato Natale e Capodanno inizia la marcia per il fronte, è il giorno 3 gennaio. Il 4 arriva al Rombon. Il 7 gennaio, scrivendo alle sorelle le informa del trasferimento: “… ora mi trovo in un altra zona e siam sopra una montagna (rombon) di 2000 metri di altezza ed al presente qui c’è un metro di neve e fa abbastanza freddo però in trincea non sono ancora andato e per un mese forse staremo qui…”.

Il fronte è fermo: il 14 scrivendo ai genitori “… ora mi trovo sul monte Rombon e facciamo tre giorni di trincea e sei di riposo, però non si combatte …” e il 22 gennaio “… in quanto a me potete star tranquilli che anche ben essere in trincea non si combatte si tiene solo le posizioni …”.

Un soldato tra le nevi e i massi del Rombon

Il servizio postale funziona male in zona di operazioni, sia in partenza che in arrivo, si lamentano lunghi periodi senza notizie: alle sorelle, 23 gennaio “… da qualche giorno stò aspettando un vostro scritto ma però senza nessun risultato …”, 29 gennaio “… è da qualche giorno che attendo un vostro scritto senza però averne …”, 2 febbraio “… come mai che è da un po’ che non ricevo vostre notizie? L’ultima che ò ricevuta è una cartolina da Ambrosina portante data 17 gennaio …”, e il 6 febbraio “… è quasi un mese che non ricevo vostre notizie …”

La licenza mancata

In numerose cartoline comunica la sua speranza di avere una licenza: il 15 gennaio, ai genitori “… in quanto alla licenza spero che per la metà di febbraio di venire anch’io …”, 18 gennaio, alla sorella Ambrosina “… in quanto alla licenza non son sicuro quando me la concederanno …”, il 23 gennaio, alla sorella Luigia “… io al presente qui sto benissimo e non aspetto che quel giorno di poter venire …”, di nuovo all’Ambrosina il 29 gennaio “… spero che verso la metà del mese entrante di venire in licenza… “, e il 2 febbraio “… sono qui ansioso che aspetto il giorno della partenza per la licenza  e spero che fra qualche giorno che mi mandano …”; il 4 febbraio, ai genitori “…spero che fra qualche giorno di venire in licenza e così potete fare stirare il vestito dal Bissot(?) e far giustare le scarpe …”; il 6 febbraio alla Luigia “… spero che fra qualche giorno di venire in licenza e forse prendere la tradotta 3 che passa da Genova …”; e il 7 con l’ultima cartolina “… in quanto alla licenza non sono sicuro ancora della partenza ma credo che verso il 15 del corrente di venire, son qui che non aspetto altro e conto tutte le ore per ora ma anche questo passerà …”.

L'agendina insanguinata

L’agendina su cui Gerolamo Rabagliati, aveva appuntato i suoi ultimi due mesi di vita.

Quelli che seguono sono gli stralci delle note scritte a matita copiativa sull’agendina:

Gennaio

1 – Passata la serata festeggiando il 1° dell’anno con un mio amico del Genio a Serpenizze.

2 – Bellissima giornata. Molto pensieroso, stanco. Ricevuto lettera dai genitori e cartolina dalla Luigia.

3 – Partito da Serpenizze per via Rombon. Mezzanotte fermata a Planina Krnica. Alla 1 a.m. partenza per la medesima.

4 – 6 di mattina arrivato al Rombon. Riposo tutto il giorno. Molto stanco.

5 – Alla mattina fatto un viaggio alla spesa viveri. Dopo pranzo per legna. Giornata nebbiosa e fredda.

6 – Riposo fino a mezzogiorno. Dopo pranzo per legna.

7 – Giornata molto nebbiosa il nemico a mandato qualche proiettile da 149 sulla nostra trincea senza però recar nessun danno. Molto stanco e noioso.

8 – Passato visita medica, riconosciuto avere l’influenza. Coricato tutto il giorno. Giornata noiosa. Bevuto un p’ì di brodo alla sera e gnent’altro.

9 – Passato un’altra visita medica, migliorato un p’ì. Coricato tutto il giorno, passato la giornata tranquillo.

10 – Riposo. Passato un p’ì l’influenza ma ancora un gran dolore di testa. Coricato fino a mezzogiorno.

11 – Fatto 5 o 6 viaggi caricato di pietre per fabbricare baracche. Temperatura molto fredda. Alla sera un p’ì stanco.

12 – Passato la giornata con lavori variati. Ricevuta lettera dai genitori. Scritto una cartolina ai genitori.

13 – Riposo. Molto ansioso di ricevere notizie, ma nulla ancora. Un proiettile da 149 a ucciso un tenente della 3° compagnia.

14 – Ricevuta lettera da Teresina (la fidanzata n.d.r.). Bellissima giornata, ma mi sento noioso, affaticato e freddo. ricevuto 2 cinquine  cioè dal 1° fino al 10. = £ 5.

15 – Fatto un viaggio alla spesa viveri dalle 8 alle 10 a.m. Fatto viaggio alla legna. Scritto ai genitori, alla sorella e a Teresina. Giornata bellissima ma freddo, però molto appetito.

16 – 1° giorno di trincea. Ricevuto cartolina dall’amico Luigi Piantanida che si trova in licenza a Milano. Facendo un viaggio alla legna il nemico manda  diversi proiettili verso noi che fortunatamente se labbiamo data alle gambe in tempo senza esser colpiti. Alle ore 5 p.m. montato in trincea. Fatto 4 ore di vedetta durante la notte.

17 – 2° giorno di trincea. Bellissima giornata. Ricevuto cartolina postale da Ambrosina, data 8 gennaio. Scritto lettera a Piantanida e cartolina a Ambrosina. Passato la giornata sparando qualche colpo di fucile, niente di serio. Scritto lettera a Angi in Los Angeles Cal. Alla sera, verso le 7 p.m. gli austriaci anno fatto un finto attacco mandando una gran scarica di mitraglia senza però recar nessun danno.

18 – 3° giorno di trincea. Giornata nebbiosa. Il nemico sembra un po’ stanco non ci molesta per niente. Sparato qualche colpo.

19 – Bellissima giornata. Al mattino due aeroplani nemici passano sopra la nostra trincea. Ricevuto lettera dai genitori, data 14. Scritto cartolina ai genitori e lettera al colonnello Miravalle. Scritto cartolina a Teresina, sceso dalla trincea alle ore 6 p.m.

20 – Bellissima giornata, fatto viaggio alla spesa viveri. Ricevuto lettera da Teresina, risposto alla medesima.

21 – Fatto viaggi alla legna. Giornata con tormenta. Il nemico à mandato parecchi proiettili di artiglieria sui nostri accampamenti. Ricevuto la terza cinquina del mese £ 5.

22 – Fatto viaggio a viveri, bella mattinata. Ricevuto lettera dai genitori e da Angi da Los Angeles. Scritto ai genitori e a Angi. Una scheggia ma colpito sul naso ma però senza farmi nessun male.

23 – Giornata con molta tormenta e fredda. Scritto alle sorelle e a Mussoli a Los Angeles.

24 – Giornata bellissima, fatto viaggio alla spesa viveri. Ricevuto lettera dal cugino Bonfano e cartolina dal zio Gerolamo. Scritto ai medesimi e a Celetto a Los Angeles.

25 – Fatto viaggio per pietre e per legna per la trincea ma non montati per ordine dell’ufficiale. Passato la giornata un po’ triste.

26 – Fatto viaggio alla spesa viveri. Alle 6 p.m. saliti in trincea, fatto 4 ore di vedetta durante la notte.

27 – Bella giornata. Montato 2 ore di vedetta. Ricevuto lettera dai genitori contenente biglietto visita del colonnello Miravalle e ricevuto cartolina da Teresina. Montato di vedetta 4 ore durante la notte. Durante all’imbrunire del giorno il nemico bombarda quasi per 4 ore sulle trincee della 3° compagnia e anche nella conca di plezza.

28 – Scritto ai genitori. Montato 2 ore di vedetta. Durante la notte il nemico ci manda qualche bomba verso le nostre trincee senza recar nessun danno. Fatto 4 ore di vedetta.

29 – Ricevuto lettera da Teresina e risposto. Scritto alle sorelle. Fatto due ore di sentinella durante il giorno e 4 ore durante la notte.

30 – Bellissima giornata. Passata la giornata montando 2 ore di vedetta e giocando le carte a 7 ½. Sceso dalle trincee alle 6 p.m. Sofferto molto freddo durante la notte.

31 – Fatto viaggio alla spesa. Giornata fredda con un nn di neve. Lavorato 4 ore in trincea durante la notte.

Cavalli di frisia e cadaveri sul Rombon, in una foto d’epoca

Febbraio

1 – Giornata nuvolosa e nebbiosa. Scritto cartolina a Ambrosina. Fatto viaggio alla legna. Lavorato 2 ore in trincea.

2 – Fatto viaggio alla spesa viveri e alla legna.

3 – Fatto viaggio alla spesa viveri. Lavorato 2 ore in trincea.

4 – Giornata molto nebbiosa e fredda. Scritto ai genitori, a Teresina e alla Mobilitazione Civile di Bergamo. Lavorato 2 ore in trincea.

5 – Bellissima giornata. Alle 3 p.m. salito in trincea dando il cambio a un che partì in licenza. Montato 4 ore vedetta durante la notte.

6 – Bellissima giornata. Fatto 2 ore di sentinella. Scritto cartolina alla Luigia a Sanpierdarena. 4 ore di vedetta durante la notte.

7 – Ricevuto lettera da Luigia, data 2 e cartolina da Ambrosina, data 24. Ricevuto pure cartolina dal tenente colonnello Miravalle. Scritto alle sorelle e ai genitori. Montato 4 ore di vedetta durante la notte.

8 – Giornata nebbiosa. Scritto al colonnello Miravalle e a Teresina. Alle 6 p.m. smontato dalla trincea.

9 – Durante la notte caduta molta neve e seguita a nevicare. Ricevuta lettera da Teresina portante data 4 febbraio.

10 – Giornata molto fredda con una forte tormenta di neve. Coricato tutto il giorno.

11 – Giornata fredda. Ricevuto lettera dai genitori.

Qui cessano le annotazioni.

Le azioni di guerra

Le posizioni italiane dall’agosto 1915 erano assestate sul Monte Cukla sotto il Rombon, la conquista del quale è narrata nel volume “Il Cadore – la Carnia – l’Alto Isonzo” edito dal CTI nella serie Sui campi di battaglia. Ecco il racconto, stralciato dal capitoletto, riguardante i fatti d’arme del 1915: “…la Divisione speciale bersaglieri […] sboccava quindi nella conca di Plezzo, occupando questa località e la sommità del Monte Cukla, sotto il Rombon (23 agosto); il giorno 27, poi i Battaglioni Ceva e Val d’Ellero tentavano anche l’espugnazione di quest’ultimo monte, ma i piccoli, valorosi nostri nuclei che riuscirono a raggiungere la cima, non poterono mantenerla … il 9 settembre … con tenaci sforzi dei nostri alpini la difesa del Rombon poté essere stretta più da presso ma non vinta, soprattutto perché il terreno di attacco in prossimità della cima del monte non consentiva che il lento movimento di piccoli gruppi, facilmente dominabili dall’alto …

L’attacco a sorpresa

Nei primi giorni di gennaio 1916 il battaglione viene inviato ad occupare le posizioni già tenute in precedenza e cioè la linea Romboncino-colletta del Cukla-Monte Cukla e sue pendici sud-est.

Alpini schierati sul Monte Cukla durante la Prima Guerra Mondiale

Il mattino del 12 febbraio, approfittando dell’inclemenza del tempo e dalla numerosa quantità di neve, due compagnie austriache in tuta bianca, riescono a raggiungere non viste il trinceramento sul Cukla difeso da tre piccole postazioni che vengono neutralizzate (catturati 1 ufficiale e 82 alpini). 

Le nostre linee si svolgevano per lo più a breve distanza dalle sovrastanti trincee avversarie, in terreno spesso franoso e, alle nostre spalle, precipitante in basso. L’attacco si conclude il 13 con la conquista austriaca del Monte Cukla e costringe ad arretrare a mezza costa le posizioni italiane. Non essendo le forze sufficienti per un immediato contrattacco vengono fatte affluire truppe per contenere i tentativi nemici d’ampliare la zona conquistata. Durante questo attacco Gerolamo viene colpito.

La notizia dell’attacco è tratta sempre dalla stessa raccolta del CTI, dove raccontando il contrattacco di marzo il relatore scrive: “… Nella conca di Plezzo il mattino del 20 marzo gli Austriaci attaccano su larga fronte, dal Rombon al fondo valle, ma i nostri solleciti contrattacchi riuscivano a ricacciarli da tutte le trincee in un primo tempo perdute … le nostre truppe della conca di Plezzo, però, davano ben presto una bella risposta all’avversario, ristrappandogli il Monte Cukla del Rombon, ove gli Austriaci erano riusciti a insediarsi fin dal 13 febbraio con un attacco di sorpresa …”

L’apprensione della famiglia, e il tragico epilogo ormai consumato

Il 9 marzo la madre rimasta senza notizie gli scrive: “…Dopo ventidue giorni di attesa invano non sappiamo più cosa pensare ogni otto giorni anche meno avevamo sempre tue notizie invece ora che attendiamo te in persona per la licenza più nulla …”

La prima pagina della lettera spedita dalla madre, quando ormai da molti giorni, non riceveva notizie dal figlio.

La “Gazzetta del popolo” di Torino riporta la notizia della morte il 20 marzo: “…Casale Monferrato, 20 marzo 1916: In seguito a gravissime ferite al torace riportate in aspro ma vittorioso combattimento al fronte è deceduto il soldato degli alpini Rabagliati Gerolamo della nostra città…”

All’interno dello scarno dossier conservato presso “l’Istituto del Risorgimento Italiano” a Roma, il ritaglio apparso sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino, con la notizia della caduta al fronte di Gerolamo

Il diploma e la croce di guerra, la patria ringrazia

Il 19 gennaio 1918, la guerra non è ancora terminata, con Regio Decreto n. 206 viene concesso un diploma “alla memoria di Rabagliati Gerolamo morto per la Patria” firmato da Vittorio Emanuele.

Il monumento ai caduti nel paese natale di Gerolamo Rabagliati e la lapide con i nomi delle vittime, posta all’interno del cimitero di Montemagno.

Il diploma raffigura un’ara con la scritta sormontata dalla figura dell’Italia che sta scolpendo su una lapide retta da un angelo; ai lati dell’immagine due scritte con frasi di Foscolo: “… santo e lacrimato il sangue per la Patria versato …” e Virgilio: “… vincet amor patriae caudunque immensa upido? …”. Una croce, in bronzo, al merito di guerra; una medaglia, dorata, col busto del Re e la scritta sulla circonferenza: “Guerra per l’unità d’Italia 1915-1918”; una medaglia rappresenta la trionfante Vittoria su un carro trainato da quattro leoni; completano il quadro.

L’agenda, le lettere alla famiglia e altra corrispondenza riguardante Gerolamo (Girumin) sono state raccolte dalla sorella Luigia e di mano in mano arrivate a Jole ( moglie di Tonino n.d.r.).

I luoghi della battaglia

Il Rombon

Imponente acrocoro con una elevazione massima di m. 2592 ed una estensione di circa 37 kmq.; si presenta come un ampio e ondulato mare di pietre, rotto da infiniti cordoni e solcature – per lo più longitudinali, ma talvolta imbutiformi, cilindriche – rimaneggiato ed eroso variamente dal ghiacciaio che anticamente doveva giacervi e dagli altri agenti atmosferici che vi si avvicendano tuttora.

La vallata con sullo sfondo il massiccio del Rombon

Dall’acrocoro centrale si diramano poderosi contrafforti: uno molto allungato, in direzione generale est, va a cadere sul Passo del Predil, dove l’Austria aveva eretto tutto un complesso di opere difensive. Tale contrafforte distacca a sua volta verso sud il massiccio baluardo sul quale si erge il Rombon, le cui ultime propaggini settentrionali formano col M. Canizza e con l’opposta M. Svignag (vero covo di batterie austriache) la ben fortificata chiusa di Plezzo.

Degno di menzione – immediatamente a sud del Rombon – è l’impervio dosso del Cukla, teatro di una lotta tenace e sanguinosa durante tutta la guerra, sul quale si erge un monumentino eretto dagli alpini del Battaglione Bassano agli eroici fratelli caduti.

Gli altri due contrafforti, con direzione generale est-ovest, racchiudono la Val Resia.

La struttura geologica di questo gruppo è prevalentemente dolomitica.