La Vega e “ul Canatori”

La Vega e “ul Canatori”

Dagli Albrizi alle monache di Bernaga

Poco distante dalla Cassinetta, di cui abbiamo parlato nel numero precedente, troviamo il complesso della Vega, altrettanto storicamente documentato. Nello stato d’anime del 1575 la località, indicata come “Vegha”, risulta di proprietà di Albrizio degli Albrizi e vi dimora la famiglia di Baldasar Brambilla con la moglie e tre figli. Nel 1610 Gio. Batta Albrizi e i suoi fratelli vendono al Monastero delle Monache di Bernaga la “Possessione detta della Vega”. Bernaga ancora oggi ospita una comunità dell’ordine delle Romite Ambrosiane, situato nel comune di Perego sulla strada che conduce al Lissolo. Al tempo dell’acquisto dagli Albrizi era noto come Monastero benedettino femminile di S. Gregorio, si ritiene che la sua fondazione si debba far risalire al secolo XI, anche se la prima notizia, riguardante una permuta, è del Marzo 1157.  Le monache di Bernaga tennero la Vega per pochi anni e nel 1616 cedettero le 375 pertiche della possessione a Gio. Batta Ghislanzoni, per la cifra di 26625 lire imperiali, nell’occasione poco più di 6000 lire andarono ai fratelli Albrizi, evidentemente le monache non avevano ancora saldato l’acquisto fatto anni prima. 

La Vega, il cortile interno con il porticato e la “lobbia” superiore

Poi... come sempre i Serponti

Sorte comune a molti proprietari in quell’epoca a Velate, anche i Ghislanzoni, per fronteggiare il loro dissesto economico, ricorsero ad un prestiti elargito dalla famiglia Serponti. L’impossibilità di rientrare da tale prestito, condusse, nel 1655, alla vendita, attraverso un provvedimento del tribunale, della “Possessione e beni detti della Vega”, appartenuti all’eredità del defunto Gio. Giacomo e dei viventi Cristoforo e Gio. Batta Ghislanzoni, al Segretario Giorgio Serponti. La proprietà si componeva di una casa da nobile e in parte da massaro, corte orto e vigna per un totale di 215 pertiche a cui si aggiungeva il campo “Vignazza” 35 pertiche, la “Campagnole” altre 35 pertiche e poi il bosco della “Valle” e del “Luppo” totale 250 pertiche e per finire il bosco detto la “Pastura” 50 pertiche. La Vega resterà ai Serponti sino al 1797, quando Angelo Serponti cede in affitto, per un periodo di 18 anni, la “Masseria della Vega” all’imprenditore tessile Adamo Kramer, unitamente a tutte le proprietà che il Serponti teneva a Velate ed Usmate. Nell’atto di locazione, tra le innumerevoli indicazioni e prescrizione, si ha notizie che il Kramer dovrà, entro i primi nove anni di locazione, sistemare una serie di “ronchi”, che saranno indicati dal Serponti, tenendo a modello il “nuovo ronco che al di la della Vega per andare ad Usmate impiantandovi viti di buona qualità col porvi… come più converrà le gronde castanili, che devono servire alle viti pel loro sostentamento”
Particolare che ci indica la specifica natura della coltivazione della vigna, secondo il sistema già indicato in epoca romana come “arbustum gallicum”, che affondava le sue origini al tempo delle popolazioni celtiche, in cui si usavano gli alberi vivi quali sostegni per la vite.

Piante maritate con viti. . Questo sistema già indicato in epoca romana come "arbustum gallicum", affondava le sue origini al tempo delle popolazioni celtiche.

L'età dei Giulini

Nel 1802 la Vega passerà, come l’intero patrimonio immobile, di Angelo Serponti, a Carlo Rinaldo Belgiojoso d’Este che aveva qui investito, a favore delle figlie, buona parte dell’eredità della defunta moglie Giovanna Mellerio. Nel 1857, nello stilare il Catasto Lombardo-Veneto, l’incaricato descriveva questa situazione del luogo: 8 luoghi terreni, 7 superiori, 4 stalle con fienile e un solaio al secondo piano.
Tra le note si segnalava l’ampliamento, con ulteriori 3 luoghi, realizzato nel 1832. Tutto il complesso risultava in affitto a 5 “coloni”. Poi da un successivo aggiornamento, riferito al 1880, poco oltre la Vega venne realizzato un nuovo edificio, conosciuto in seguito come “Ul Canatori”. Nel 1898 è indicato come “opificio serico” di due piani con 11 vani. Qui veniva effettuata la filatura della seta. L’opera è da attribuire all’epoca di Anna Giulini, che aveva ereditato, nel 1871, i beni del “Tenimento di Velate ed uniti” dalla madre Beatrice Belgiojoso.
Tra i figli di Anna Giulini, Rinaldo ed Agostino Casati saranno promotori di una attività “proto-industriale” legata allo sfruttamento del baco da seta, in cui la filatura si collocava al termine del processo produttivo. L’edificio del “Canatori” fu poi dismesso e a metà anni Cinquanta trasformato in abitazioni. 

L’edificio noto come “ul Canatori” utilizzato per la filatura della seta, oggi trasformato in abitazioni. A destra la “locandina” che promuoveva l’attività dei fratelli Casati nell’allevamento del baco da seta

 Ritornando all’eredità di Beatrice Giulini, ricordiamo come, in punto di morte il primo gennaio 1871, nel dettare le sue ultime volontà, la nobile revoca alla figlia Anna l’affidamento del “Corpo di fondi con annesso cascinale detto la Vega denominati la Campagna della Vega Masnino e Malcantone”, che in un precedente testamento, nel 1866, aveva assegnato, unitamente alla possessione della Cassinetta, con l’intento che il reddito prodotto dalle possessioni, fosse usato per la manutenzione della Cappella di famiglia nel cimitero di Velate, dedicato a San Felice, con l’obbligo di celebrare una messa da requiem al mese. Questa decisione fu argomentata dalla rinnovata volontà di Beatrice Giulini di indirizzare le sue due figlie, Anna e Giovanna, così come la futura linea dinastica, a farsi carico, morale e materiale, della cura e manutenzione della Cappella di famiglia.

La contemporaneità

L’aspetto odierno della Vega con il lungo porticato, la “lobbia” superiore e le stalle antistanti, oggi trasformate in box, è da ricondurre sempre ai Conti Casati nel periodo 1889-1900. Nel 1940, abbiamo notizia della presenza di un mulino, probabilmente azionato da motori elettrici. Attraverso una delibera il podestà dell’epoca, diffidava il conduttore del mulino alla macinazione del granoturco, qualora chi richiedeva questo servizio, non fosse stato in possesso di una speciale autorizzazione concessa del Comune.

A destra la Vega e “ul Canatori”, prima che venisse tracciato Viale Europa e costruiti il complesso scolastico e il centro sportivo