STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: IL DIVISIONISMO

STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: IL DIVISIONISMO

 
Dopo un lungo periodo di silenzio riprendiamo l’avventura per raccontare attraverso i “cento campanili” una storia dell’Arte nella lettura mai banale di Gino Casiraghi. Nella volontà di proporre con una certa sollecitudine le puntate che ancora mancano, vi lasciamo alla pagina dedicata al “Divisionismo”

IL DIVISIONISMO

Negli ultimi decenni del 1800, l’evento dell’impressionismo origina un totale sconvolgimento nei fatti dell’arte. Subito dopo si determina un ulteriore deciso cambiamento di rotta, ad opera delle diverse tendenze che nascono e si sviluppano anche in antitesi al movimento impressionista; vedi i vari simbolismi,  sintetismi, pre-espressionismi.

 
 
 

 

Queste nuove espressioni d’avanguardia, sono tutte tese al superamento del linguaggio impressionistico. Cezanne, Van Gogh, Gauguin, Munch e altri, pur partendo da esperienze impressioniste, diventano poi gli innovatori di tale concezione pittorica. Ciascuno di questi riveste le proprie idee di implicazioni sentimentali, emotive, passionali, simboliche e coi propri valori stilistici. Gli impressionisti avevano avuto l’intuito di usare i colori dello spettro solare, per aumentare la luminosità del quadro. Ma non conoscevano ancora le leggi ottiche; i colori li mescolavano sulla tavolozza, eliminando in gran parte l’effetto di luminosità. I neoimpressionisti (divisionisti) Seurat e Signac, usano anch’essi i colori puri, ma anziché mescolarli sulla tavolozza li accostano sulla tela. Ma andiamo con ordine. Probabilmente è Cezanne che suggerisce i presupposti teorici per la nascita del nuovo movimento neoimpressionista. Infatti dichiara, fra l’altro, che intende fare dell’impressionismo “qualche cosa di solido e di durevole come l’arte dei musei”. Ciò significa, come si vede nelle, sua pittura, che egli trasforma le fuggevoli impressioni in costruzioni solide e statiche. Il giovane Seurat, anch’egli proveniente dalle esperienze impressioniste, vuole assolutamente superare quel “disfacimento” pittorico, mediante la elaborazione di una propria rigorosa teoria estetica. Egli respinge non solo l’edonismo sensibilistico, ma anche le inclinazioni emozionali, gli evasivi simbolismi, le suggestioni letterarie, le passionalità esistenziali, avviando per contro una ricerca metodologica e stilistica assolutamente nuova; per creare un’espressione artistica non più specchio ideologico-naturalistico, ma la costruzione di un mondo poetico e figurale attento ai fenomeni psico-visivi. Seurat inizia quindi la sua avventura divisionista. Innanzitutto guarda e studia l’impianto strutturale degli antichi; i dati che rivelano i valori armonici dei colori e gli assetti compositivi e formali. Esperimenta con cognizione di causa le scoperte ottico-scientifiche riguardanti i problemi della visione. Creatore del nuovo linguaggio pittorico, è estremamente rigoroso nelle ricerche e nell’applicazione dei dati tecnico-cromatici. Si potrebbe definirlo un asceta della, ricerca razionale. Il suo lavoro si basa sulla conoscenza fenomenica; un sapere che scaturisce non tanto da ricorsi filosofici quanto invece da supporti scientifici. Più che una ricerca pittorica, la sua, più che una pratica dell’arte, è una sorta di dogmatica dottrina. Per questo, tra tutti i suoi seguaci, il solo Signac comprende le sue concezioni teoriche e lo spirito di puro ricercatore. Molti altri pittori useranno la tecnica divisionista, ma per il solo aspetto esteriore, senza capire il metodo razionale psico-visivo del processo figurale. Il processo operativo secondo la stretta osservanza delle leggi ottiche, viene quindi praticata rigorosamente dai soli Seurat e Signac. La nuova tecnica si basa sulla scomposizione ottica dei colori, ossia sulle loro proprietà psico-visive, soprattutto riguardo ai contrasti: dei colori puri dei complementari, dei colori caldi e freddi, di qualità, eccetera. Il divisionismo pertanto si avvale dei colori puri accostati e non più mescolati. Cosi trattati i colori vengono percepiti come sovrapposti, perché la fusione avviene nella retina. Il risultato visivo è che il dipinto raggiunge un grado di luminosità elevata, assai maggiore che a mescolare i pigmenti sulla tavolozza. Questo tipo di esercizio creativo si fonda su un criterio rappresentativo guidato dalla ragione e dalle leggi ottiche, non più dal puro istinto e dalle esperienze tradizionali. Ma il metodo divisionista non è semplice, perché tiene conto di altri elementi: come il colore locale degli oggetti, i riflessi delle presenze circostanti, l’impianto formale, l’organizzazione spaziale; sono tutte componenti che concorrono a conseguire il singolare risultato. Seurat sostiene che la sua nuova arte non rappresenta una rivolta artistica ma una continuità di ricerca e di metodi diversi. Egli quindi non disdegna neppure il termine “Neoimpressionismo”, coniato per qualificare la sua poetica. Morto Seurat, giovanissimo, Signac e qualche altro suo seguace continuano, in modo più o meno conforme ai rigidi dettami, l’originale tendenza. Ma poi le conquiste di Seurat si proietteranno in tutta l’arte d’avanguardia del Novecento, il cui atteggiamento preminente è di sostituire l’ispirazione con la meditazione.

 

ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA PUNTATA:

“IL MOVIMENTO FAUVE”