STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “IL PRERAFFAELLISMO”

STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “IL PRERAFFAELLISMO”

In piena epoca di rivoluzione industriale, siamo nella seconda metà dell’ottocento, un’anelito di nostalgia del passato, si fa strada in ambito artistico. Sono i preraffaelliti, una corrente che trova  il suo punto di riferimento artistico, nel momento storico che precede appunto la venuta si Raffaello.  Un’arte che guarda alla natura e alla semplicità espressiva ispirandosi ad una bellezza spirituale e simbolica, malinconica e un po’ funerea. Nonostante tali premesse il movimento ha il merito, di “svecchiare” l’arte del momento. Personalità di spicco rimane quel Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore che nel 1848 è promotore e fondatore del movimento. Come sempre Gino Casiraghi ci guida con semplicità attraverso  una nuova pagina, che possiamo aggiungere alla nostra personale “storia dell’arte moderna”.

I PRERAFFAELLITI

Nella seconda metà dell’Ottocento, l’Inghilterra è un paese in piena trasformazione. Le città si riempiono di grandi masse di popolazione le quali vengono a contatto con la moderna civiltà della macchina. Con l’impulso dell’economia e dello sviluppo che dovevano garantire sicurezza e prosperità, vengono ad acuirsi i problemi della società. 

 

La rivoluzione industriale mostra ben presto i suoi aspetti negativi: le crisi ricorrenti, i rapporti umani che mutano, l’assunzione dell’utilitarismo come sistema, la vita che si subordina ad esclusivi interessi economici.

Fra classe politica, sistema feudale, aristocrazia conservatrice, borghesia liberale e movimento operaio, si determina un clima di forte conflittualità. Ormai il benessere materiale è eletto a scopo e modello di vita.
In questo clima di spregiudicato utilitarismo carico di contraddizioni, di convinzioni deluse e passionalità mortificate, prende vita un fenomeno artistico-letterario di ispirazione medievale, nostalgico del passato: il Preraffaellismo.
A diffondere tale concezione culturale è soprattutto J. Ruskin (acceso avversore della civiltà meccanica ) con la sua produzione letteraria e critica. E’ dal suo reazionario atteggiamento che germoglia il suddetto movimento artistico, i cui maggiori esponenti sono: Dante Gabriel Rossetti, Morris, Millais, Hunt, Burne-Jones.
Questi artisti (d’indole emotiva e sentimentale) e lo stesso Ruskin, non capiscono il vantaggio della rivoluzione industriale e la natura progressista delle scoperte scientifiche. Ma capiscono bene che, sia le aspirazioni popolari sia la visione socialistica del progresso, non avrebbero creato un vero benessere per tutta la gente; e comprendono altresì, che lo spirito creativo dell’uomo diviene sempre meno importante.

Soprattutto Gabriel Rossetti, col suo languido erotismo ed esasperato decadente spiritualismo, provoca scandalo. La sua è una personalità singolare di poeta e pittore.
Anche l’aspetto fisico di romantico tenebroso suggerisce un’esistenzialità sregolata (di fatto dedita al sesso e alla droga), alla ricerca di sensazioni forti, con una smoderatezza al limite autodistruttiva. Scrive Haftmann: “Agiva in quegli artisti un’energia effimera che si chiamava vita. Quello che contava non era allungare o alleggerire l’esistenza, ma piuttosto abbreviarla e intensificarla; ciò che importava era l’arte di vivere”.
Nel 1862 muore la prima moglie. Egli depone nella bara manoscritti di suoi sonetti. Volendo successivamente pubblicarli (è il 1869) fa disseppellire il feretro per recuperarli. Nella sua breve turbolenta esistenza ha avuto tre mogli, più una quantità imprecisata di avventure occasionali (fermava per la strada donne sconosciute invitandole a posare come modelle).
Tuttavia la personalità estetico-letteraria, eccentrica e sregolata di Gabriel Rossetti influenzerà un certo gusto estetico-letterario decadente e un certo stile di vita nell’ultimo decennio del secolo: vedi l’estetismo fantasmagorico di Oscar Wilde e l’edonismo decadente di Gabriele D’ Annunzio , per citare i due nomi più illustri.
Riporto qui un esempio di chiara ascendenza poetica.
Versi di Rossetti: “… La cui pallida onda sa chi sei / e nel cavo berrò della tua mano? “
Versi di D’Annunzio: “…. E a te verrà, quando vorrai, leggera /come vien l’acqua al cavo della mano”.
Come si vede, sia l’amorale estetismo di Wilde sia l’edonismo paradossale e decadente di D’ Annunzio, sono figli di quella sensibilità e quel clima culturale instaurati dal Preraffaellismo.

DECADENZA E INFLUSSI DEL PRERAFFAELLISMO

A un certo punto, il fervore idealistico e la carica psicologico-sociale dei preraffaelliti si affievoliscono. Il loro mordente sentimentale e la penetrazione psicologica che caratterizzavano la loro arte, lascia il posto a una sorta di rassegnato decadentismo: anche in conseguenza di un mortificante isolamento. L’attivismo sociale e l’anelito “per una vita piena e soddisfacente” sono ormai sentimenti che vengono travolti dalla prorompente civiltà meccanica.

Quindi la loro concezione espressiva è, prima di tutto, una scelta morale, una diversa norma di vita. Un assunto teorico (utopistico) dei preraffaelliti è che l’arte deve servire a tutto il popolo.
Sul piano delle scelte operative, tendono a mitizzare la figura femminile, a idealizzare la bellezza. Esprimono l’idea di un mondo lontano dalla realtà, ma presentato col crisma figurale della tangibilità. La loro è una pittura raffinata, preziosa e brillante, fatta di colori splendenti.
Però le diverse personalità, pur perseguendo lo stesso ideale estetico-espressivo, si differenziano per tematiche e sensibilità. C’è l’espressione letterario-estetizzante e decadente di Rossetti, l’inquieto storicismo del socialista Morris, il moralismo a sfondo religioso di Hunt, il penetrante idealismo psicologico-sociale di Millais.

DANTE GABRIEL ROSSETTI

Per meglio comprendere le ragioni di un movimento artistico, è opportuno riportare qualche cenno biografico di un suo importante esponente. Consideriamo qui la personalità di Dante Gabriel Rossetti, la più rappresentativa del Preraffaellismo.
Dante Gabriel nasce nel 1828, in Inghilterra da genitori italiani. E’ il primogenito di quel Gabriele, abruzzese di Vasto, che in seguito ai moti napoletani del 1821, è costretto, in quanto carbonaro, ad espatriare come esule a Londra.
Gabriel, ancora giovinetto, viene introdotto dal padre all’opera di Dante (nome con cui si identificherà), quindi diviene poeta e pittore. Nel 1848 fonda, insieme ai pittori della sua stessa tendenza e sensibilità, il movimento Preraffaelita.
Tale poetica nasce in contrapposizione allo stile di vita vittoriano, al frenetico sviluppo della produzione industriale. Preraffaellismo è un termine che indica la predilezione di un’arte che guarda alla natura e alla semplicità espressiva anteriore a Raffaello. Si esprime un concetto di bellezza spirituale e simbolica, malinconica e un po’ funerea. E per quanto attaccati e respinti, i preaffaelliti contribuiscono a svecchiare l’arte.
Svanito quindi il sogno di un mondo ideale e di una diversa sensibilità sociale, l’attività dei preraffaelliti si riduce a un malato lussurioso esotismo, a personali eccitazioni morbose. Però quel clima di utopica idealità ormai in disarmo, produce ancora germi culturali di notevole importanza storica.
Procediamo con la doverosa menzione di una personalità di rilievo prodotta dalla poetica preraffaellita: James McNeill Whistrel. L’atteggiamento eccentrico e stravagante di questo artista (anche assiduo frequentatore dell‘ambiente culturale francese) provoca scandalo nell‘austera e moralistica società inglese. Pure la sua pittura autonoma e disinvolta, elegante ma mordace, non viene molto apprezzata. Egli porta dentro di sé le influenze dell’arte francese, di Baudelaire e della teoria dell’arte per l’arte. Ma soprattutto è biasimato e ostacolato per le sue manifestazioni eccentriche, quel comportamento stravagante che doveva in seguito caratterizzare la personalità di Oscar Wilde.
Come si vede, dalle ceneri del preraffaellismo, dalla configurazione irrealizzata (irrealizzabile) dei loro sogni scaturisce una nuova sensibilità che, attraverso appunto la tragica, paradossale figura di Wilde assumerà, negli ultimi anni del secolo, un particolare valore etico ed estetico.
La bellezza, un concetto di bellezza, alcuni sprovveduti critici la considerano un valore immutabile, perché questa non è una realtà oggettiva, impronta l’intera esistenza dello scrittore, il quale considera la vita un’affascinante avventura da vivere intensamente, in contrasto col perbenismo borghese e il moralismo ipocrita della società.
Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca l’edonistico decadentismo di D’Annunzio. Ma rimaniamo a considerare il mondo dell’arte visiva, anche se, senza la reazionaria spregiudicatezza di un Wilde, dei suoi dettami esistenziali, non sarebbero nate, probabilmente personalità come Gauguin e Toulouse-Lautrec. Infatti Toulouse diventerà amico di Wilde, subendo il fascino del suo estetismo critico e l’influenza dello spirituale grafismo inglese.
Quindi la morbosa poetica e l’eccentrico idealismo dei preraffaelliti, determinano un’onda lunga di quella sensibilità. E origina altresì quel modo simbolico-surreale di interpretare la natura che diventerà l’espressione tipica di Boecklin. Il pittore svizzero considera l’uomo noncurante della natura, e addirittura (già, a quel tempo, figuriamoci oggi) l’essere che guasta il suo grande regno. Egli avverte il distacco sempre più profondo che divide l’uomo dalla natura. Pertanto, quel suo spirito critico romantico si può dire che introduce nell’arte la poesia degli stati d’animo, le atmosfere misteriose e inquietanti che diversi anni dopo dovevano influenzare De Chirico, le sue enigmatiche opere metafisiche.

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