STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: IL NEOCLASSICISMO

STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: IL NEOCLASSICISMO

Occuparsi di un territorio, non è necessariamente raccontare quello che s’incontra sullo stesso, opere della natura o dell’uomo che siano e narrare le vicende ad esse legate. Può  voler dire  raccontare le persone che vivono il territorio e col loro “fare”, svelano consapevoli o meno, il legame con la terra che li ospita. Voglio dunque svelare un artista, che vive a Velate, ha attraversato buona parte del secolo scorso ed ancora oggi è attivo e disposto a “mettersi in gioco” per nuovi traguardi. Non ho le capacità e le competenze necessarie per formare un giudizio su l’artista, oggi pittore, poi poeta, scrittore, scultore, studioso e… l’elenco non si esaurirebbe mai. Lui è Gino Casiraghi ed io posso solo considerarlo un amico, disponibile e attento che mi ha introdotto al suo mondo senza preclusioni di sorta. Un mondo difficilmente circoscrivibile in confini precisi, i suoi interessi spaziano, come la sua mente, in sterminate praterie dell’anima e del cuore e le riempiono di visioni che riescono a farsi realtà, anche se l’aspetto materiale è inteso spesso come necessità imposta dagli stretti confini dell’esistenza umana, a cui le sue opere sembrano sempre volersi affrancare. L’antro dell’artista, cuore vivo della sua attività, è una sorpresa continua, il privilegio di poterlo scoprire è impagabile e di questo onore gli sono grato. Mi muovo tra una miriade di lavori, che osservo, scruto, vedo, indago, senza mai averne il tempo, per una adeguata elaborazione, subito attratto da una nuova “opera”, quando Gino con noncuranza, mi mostra alcuni “scritti” legati all’arte,  legati alla vita. Li scorro, sono lavori densi e pregni di conoscenze e “amore” per il sapere. Apre un nuovo raccoglitore e mi mostra all’interno, intercalati da testi, una serie di disegni, rappresentano tutti un solo soggetto, un campanile, che via via assume aspetti diversi, colori differenti, ispira sentimenti distinti. “E’ una storia dell’arte moderna”, mi dice, ho voluto raccontarla interpretando un solo soggetto. Un approccio originale e intrigante, fatto con l’intenzione di spiegare con semplicità, che è la virtù di chi veramente conosce le cose, un argomento per sua natura mai facile. Di buon grado accetta di mettere a disposizione il suo lavoro, decidiamo di pubblicarlo a puntate in questo spazio.  Partiamo dunque con la doverosa premessa, in cui Gino Casiraghi, spiega le linee guida che hanno ispirato il suo lavoro, per iniziare con il primo dei “cento campanili… dell’arte moderna”, quello del “Neoclassicismo”.


PREMESSA

L’idea di questo lavoro nasce dal desiderio di proporre una pubblicazione che possa contribuire a chiarire alcuni aspetti del complesso mondo dell’arte, per sua natura difficile, spesso inesplicabile, specialmente per chi non conosce la storia dell’arte (ma anche per chi la conosce). L’intento è di presentare uno strumento culturale di agevole lettura e di facile consultazione; un’occasione di conoscenza fruibile attraverso un espediente analitico forse un po’ curioso ma non arbitrario, forse un po’ fantasioso ma sorretto da un’analisi certamente essenziale e concisa, assolutamente corretta, e quindi efficace dal punto di vista didattico. Si vuole dare una visione chiara, sistematica e comprensibile dei più importanti eventi dell’arte; si cerca di evidenziare e comparare in modo diretto, le manifestazioni espressive i linguaggi e le tendenze artistiche che si sono originate, evolute e trasformate nel corso degli ultimi due secoli di storia: periodo artistico definito, appunto, “STORIA DELL’ARTE MODERNA”.

E’ questo il periodo in cui esplode la creatività. L’arte, non viene più considerata solo un mezzo iconografico per illustrare gli eventi storici, i dettami religiosi e le gesta epiche, ma uno strumento per rappresentare tutta la realtà in modo autonomo e personale.

Tornando all’aspetto illustrativo delle varie tappe dell’arte moderna, bisogna dire che qui si è usato un criterio anomalo ma di immediata resa. Tale criterio (unico nella pratica rappresentativa delle tendenze artistiche), può sembrare stravagante ma, ripeto, efficace come nozione visiva delle varie poetiche espresse negli ultimi due secoli.

La novità sta nel fatto che l’interpretazione e la traduzione visuale dei diversi modi espressivi, sono realizzati usando un’unica immagine, la quale viene interpretata secondo uno schema formale e linguistico suggerito dalle concezioni poetiche di volta in volta considerate.

Certo che, per alcune di esse, la relativa rappresentazione può risultare un po’ fantasiosa, specialmente per certe tendenze espressive della modernità avanzata. Per esempio quando il genere di poetica considerato non contempla più neppure il soggetto, ma un’essenza astratta, e che per necessità rappresentative si deve comunque echeggiare nella struttura formale e figurale l’impianto del soggetto originario.

Ad ogni modo, l’espediente formale proposto, serve a chiarire le ragioni e il senso delle più svariate forme d’arte. Sono esercizi grafici, delle tracce linguistiche che ritengo utili per il lettore comune; per le persone che non hanno l’esigenza di acquisire e approfondire elevate cognizioni circa i problemi dell’arte.

                                                                                                                                                                                                                   Gino Casiraghi

IL NEOCLASSICISMO

Il Neoclassicismo nasce dalle concezioni filosofiche, etiche ed estetiche di tipo illuministico. Alla fine del Settecento (siamo agli albori della civiltà industriale) nella società si avvia un processo di profonda trasformazione. Sia la giovane classe borghese sia gli operatori intellettuali sono fortemente stimolati dai nuovi eventi progressisti.
Si sa che l’Illuminismo, il cui ideale è il continuo progresso, è antistorico; ossia respinge gli esempi di chi è vissuto prima, in quanto meno progredito. Pure il Neoclassicismo è antistoricistico; sintomatico è il suo diffondersi in tutta Europa; evento che mette in crisi le consolidate tradizioni nazionali. Ma il suo antistoricismo si fonda sull’idealismo del pensiero filosofico (l’etica di Kant), che contempla il dovere di un nuovo atteggiamento: un maggior rigore della coscienza.
Il nuovo movimento artistico si contrappone nettamente al Barocco e al rococò. A differenza del Barocco, il Neoclassicismo non predilige l’invenzione, alla quale spesso rinuncia a favore di una assimilazione di modelli classici.
Il motivo storico-artistico su cui si fonda, è di un ritorno alle concezioni classiche dell’arte, secondo un ideale greco e romano della bellezza: l’ordine, la misura e l’armonia, considerate norme di perfezione estetica. Gli artisti neoclassici guardano con nostalgica emozione all’antichità classica, come a un perduto paradiso.
Vengo ora a commentare le tre discipline fondamentali: l’architettura, in quanto modello preminente della vita sociale; la scultura, la quale costituisce una fonte a cui attinge anche la pittura; e ovviamente, la pittura stessa.

IL NEOCLASSICISMO IN PITTURA

Pure i pittori, essendo privi di precisi, riferimenti riguardo alla nuova concezione artistica, rivolgono la loro attenzione alla scultura classica e alla pittura storica del Seicento con i suoi schemi concisi e i suoi grandi spazi architettonici. Ma il Neoclassicismo, essendo nato, come si è detto, con l’ideale illuministico, porta in se un fermo rigore ideologico ed una grande forza morale. Questo senso di austerità si manifesta in modi diversi a seconda delle situazioni sociali. Infatti il Neoclassicismo  pur accomunando allo stesso modello ideale le varie culture europee, si differenzia nelle matrici espressive, in conseguenza del differente tessuto socio-politico di ogni Paese. Per esempio in Francia, ove domina su tutti la forte personalità del David, si persegue l’ideale rivoluzionario scaturito appunto dalla rivoluzione e tutta l’opera è improntata al nuovo impegno civile, agli ideali di libertà dalle costrizioni sociali. Quindi l’attività artistica è soprattutto un omaggio alla ragione che scaturisce dalla fede sociale. In Italia la situazione è diversa. Gli artisti (Appiani, Camuccini, Benvenuti ) si rifanno alla grande tradizione rinascimentale. Tuttavia le loro opere, pur contenendo una evidente simbologia del progresso, presentano un marcato segno di sapore celebrativo, adulatorio anche se demitizzante, secondo i moderni dettami letterari.

NEOCLASSICISMO IN ARCHITETTURA

L’architettura neoclassica segna una svolta decisiva nella concezione dello sviluppo umano e dell’organizzazione sociale.

Infatti in questo momento storico l’ orientamento non è di costruire il capolavoro di aspetto monumentale, ma edifici adibiti a servizi sociali: quali scuole, ospedali, abitazioni medie. Le città, le strade, le piazze, insomma lo spazio urbano viene progettato in modo metodico, funzionale al nuovo corso della vita, ai nuovi ideali di sviluppo della società. L’architettura viene semplificata in una geometria chiara e pratica; ciò significa che gli architetti dell’epoca prediligono l’ordine urbanistico e l’assetto razionale dello spazio pubblico, e cercano di evitare gli eccessi di grandiosità. Il buon senso si sposa col buon gusto; l’attenzione si sposta verso le soluzioni tecniche e pratiche, senza inutile enfasi. Quindi viene abbandonato il concetto della grandiosità monumentale, a favore di una pacata imponenza e di una sapiente eleganza. La luce si deposita sulle superfici in modo chiaro, senza complicate ambiguità. Anche le forme si rivelano sobrie, pulite, funzionali. I principali architetti sono: G. Piermarini, L. Cagnola, G. Quarenghi, G. Valadier, J. Nash, J. Soane, K.F. Schinkel.

IL NEOCLASSICISMO NELLA SCULTURA

Bisogna subito precisare che un importante presupposto dell’arte neoclassica è di imporsi il dominio delle emozioni e dei sentimenti. Quindi l’operazione artistica dev’essere filtrata attraverso il controllo della mente.

Il massimo rappresentante della scultura neoclassica è Antonio Canova. Non avendo precedenti storici a cui rivolgersi, modelli a cui fare riferimento, intraprende lo studio della statuaria classica antica, ma con una nuova personale lettura; una propria interpretazione da cui scaturisce l’ideale neoclassico.

La scultura canoviana evita di produrre emozioni, di apparire suggestiva, ma punta all’essenzialità strutturale e alla chiarezza visiva. Il fermento immaginativo viene purificato da una incisiva chiarezza. La precisa definizione degli spazi e la purezza della luce sul modellato tracciano uno schema ideale, rigoroso, non freddamente ordinato come spesso si è asserito.

Le composizioni scultoree secondo l’ideale canoviano sono ascensionali, piramidali (quelle dei sepolcri), con studiate asimmetrie in modo da creare dinamici equilibri. Sono opere cariche di simbologie, ma anche di una nuova concezione artistica. Non per nulla è considerato il massimo esponente della scultura neoclassica europea. Altri esponenti rilevanti sono: J.A. Houdon, J. Pradier, G. Schaclow, H. Danneckr, B. Thorvaldsen.

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