IL MONASTERO DELLE GRAZIE

IL MONASTERO DELLE GRAZIE

Vogliamo partire, nel raccontare questo complesso religioso, riportando la descrizione di una guida che descriveva Monza alla fine dell’800.

Il monastero delle Grazie negli anni dell’abbandono

“Allo sbocco di questa via si presenta allo sguardo del viaggiatore un antichissimo fabbricato, che a prima vista può sembrare tuttora un sacro recinto. E’ l’antico convento dei frati Minori, il celebrato Santuario della B. V. delle Grazie, ora magazzeno di fieno e paglia della Real Casa, cui sormonta una torre vetusta. Il vestibolo della Chiesa, che consiste in un porticato sorretto da quattro colonne, quasi nasconde alla vista del forastiero la maestosa ed architettonica porta del Convento, la quale ha gli stipiti di pietra lavorata a scannellatura. Davanti al lato meridionale della Chiesa si presenta tuttora nel recinto uno spazioso quadrato ombreggiato da quattro annosi e magnifici tigli simmetricamente impiantati, i quali rendono quel luogo ameno e insieme malinconico. I muri ancora oggidì appaiono sormontati da quattordici semicerchi sagomati, sorretti dai relativi pilastrini, che si presentano come altrettante cappelletto conservando qualche vestigia dei preziosi dipinti a fresco di Federico Ferrano che raffiguravano le diverse stazioni della via Crucis frequentate alla domenica da numerosi fedeli.”

Siamo negli anni dell’abbandono dopo gli editti napoleonici che avevano fatta piazza pulita dei conventi e dei religiosi, prima che il luogo ritornasse ad essere  frequentato e presidiato da religiosi che ancora oggi perpetrano una tradizione che viene da molto lontano. Le origini di tale monastero, che ha  sempre avuto un ruolo importante nel panorama, religioso e sociale di Monza e delle zone limitrofe, che ancora oggi torna alla ribalta, in occasione della ricorrenza di primavera, dedicato all’Annunciazione, il 25 Marzo, ci portano agli anni prossimi alla metà del 1400. E’ il 1463 quando viene posta la prima pietra dell’erigendo santuario della Madonna delle Grazie. Questa era la conclusione di un processo che aveva visto nel corso del XV secolo, accrescere la popolarità dell’ordine dei Frati Minori detti dell’Osservanza di San Francesco, tanto che anche a Monza erano maturati i tempi per accoglierli, e dunque sotto la spinta di alcuni lasciti a favore dell’ordine, e lo stimolo della stessa comunità cittadina, nel 1462, in occasione del consiglio generale dell’ordine tenuto a Novara, si ebbe l’autorizzazione per la fondazione. Tre anni dopo l’inizio dei lavori, realizzati dai muratori di Mastro Andrea Arrigoni da Taleggio, architetto e responsabile della fabbrica, nel 1467, nel mese di Ottobre con tutti gli onori del caso, alla presenza del popolo, di autorevoli personaggi e con tutti i crismi giuridici, atto notarile e bolla papale compresa e ancora con diploma degli Sforza, i frati minori presero possesso degli edifici. Per avere anche il campanile completato si dovette attendere fino al 1480. Alla fondazione del monastero, aveva avuto una parte  di rilevante,  tanto da essere citato in una epigrafe, posta al suo interno, padre Damiano dei Conti di Padova a cui è attribuita la donazione dell’effigie della Maria Vergine Annunciata, a cui è dedicato il santuario. Come c’informa padre Bernardino Burocco, il cronista del XVIII secolo, che tra l’alto visse nel convento,  tale immagine “dipinta in fresco su tela, ossia a guazzo”, in base ad asserzioni di dotti religiosi e di antiche scritture, si pensa che ” la testa di questa beatissima Vergine sia stata delineata e colorita da San Lucca Evangelista, e che il padre Damiano da Padova gli abbia fatto aggiungere il rimanente della corporatura”. un velo di leggenda, senz’altro. L’immagine della Madonna  era posta, in origine, in una cappella nel fondo del coro, fin quando nel 1621 viene collocata in posizione dominante, sopra l’altare maggiore. Arriviamo al 1632, la cresciuta schiera di pellegrini, che giungono anche dai vicini paesi della Brianza, richiede strutture più accoglienti e funzionali, viene dunque costruito il porticato a cinque arcate e ancora l’anno seguente 1633, il ponte, da semplice passerella in legno che persisteva dalla fondazione, viene sostituito con uno solido in muratura, a tre arcate, più sicuro e adatto a supportare pesi più pesanti di carri e carrozze che qui arrivavano. Lo storico Frisi nelle sue Memorie di Monza, ci fornisce una differente data, per identificare il momento della costruzione del primo ponte in pietra, a suo dire l’anno è il 1560, a cui fa seguire una importante ristrutturazione, che lo trasforma nelle dimensioni attuali, avvenuta nel 1685, a spese dei nobili Durini e Casati. Oltre alle pratiche più propriamente religiose i frati praticano anche  alcune attività produttive, tra queste spicca quella legata alla produzione dei tessuti, in lana che serviranno a confezionare gli abiti per l’ordine di tutta la Lombardia, è il 1649, quando costruiscono l’ambiente del lanificio. Con il passare degli anni la ricorrente celebrazione di Marzo, come abbiamo visto, richiamava sempre più persone, sia fedeli devoti che persone che vedevano nella ricorrenza occasione di commerci, tanto che nel 1722, i frati fanno erigere una colonna sormontata da una croce che pongono, all’inizio del ponte, per delimitare la zona sacra, nella quale erano vietate tutte le attività non strettamente religiose. Nel 1766, vengono edificate all’esterno della chiesa le cappelle della via crucis, dipinte dal pittore Federico Ferrario. Queste edicole saranno abbattute nel 1897, si salveranno solo le due a ridosso della chiesa,  riedificate in seguito nella stesso luogo, alla ripresa del monastero nel 1939. Giungiamo nel frattempo al fatidico 1810, quando Napoleone sopprime il santuario, che passa in proprietà al demanio. L’effigie della Madonna viene acquistata dall’arciprete di Monza, Monsignor Crugnola, per una cifra considerevole. La conserva dapprima in una abitazione nella prossimità del Duomo e nell’anno successivo 1811, la trasla nella nuova chiesa delle Grazie Nuove, nell’attuale piazza Garibaldi. Sappiamo che altri dipinti del Procaccini lasciano la chiesa per la pinacoteca di Brera. Il santuario non venne mai del tutto abbandonato, restando un luogo di riferimento per i monzesi, che durante le ricorrenze di Pasqua, in particolare, non rinunciavano a percorrere la Via Crucis che segnava con le sue cappelle l’interno del recinto sacro. Questa consuetudine fu interrotta verso la fine dell’ottocento, durante un temporale un fulmine caduto su di un albero provocò la caduta dello stesso su due stazioni, ritenendo il luogo non più sicuro le autorità vietarono l’ingresso. La chiesa abbandonata e privata delle sue preziosità era diventata deposito per paglia e fieno, usato nelle vicine scuderie della Villa Reale, sfortuna vuole che il 17 Settembre 1893, l’enorme quantità di foraggio stoccato, prende fuoco e distrugge all’interno della chiesa, tutto il patrimonio ragguardevole degli affreschi, gli stalli del coro del quattrocento e gli ultimi quadri rimasti al muro, dopo l’editto Napoleonico, determinando un danno inestimabile. L’abbandono si protrasse sino agli anni venti del novecento, quando iniziò una campagna sostenuta dall’ingegner Bartesaghi, per il recupero del convento.

Le Grazie in una cartolina del 1944 (l’immagine è tratta dal sito trantran, la cartolina è di proprietà del signor Alfredo Viganò)

Finalmente nel 1931, la chiesa è nuovamente disponibile e l’8 Dicembre, la Madonna delle Grazie ritorna nella chiesa. Dovranno passare diversi anni, sino al 1952 quando i Frati Minori di Lombardia possono insediarsi negli edifici del convento. Negli anni tra i due ultimi importanti eventi, le cappelle della Via Crucis erano state riedificate e la croce, che segnava l’inizio dell’area sacra, spostata all’interno della recinzione.

 

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