Ascesa e caduta di Casa Serponti -quarta parte-

Ascesa e caduta di Casa Serponti -quarta parte-

ASCESA E CADUTA DI CASA SERPONTI

"Archivio della famiglia Serponti"

QUARTA PARTE

Concludiamo, in questo numero, la disamina del registro, conservato all’Archivio di Stato di Milano relativo alla famiglia Serponti, dirigendo la nostra attenzione verso Usmate.
I Serponti divennero protagonisti in Usmate con le solite modalità che abbiamo ripetutamente illustrato. Nel 1661 è il Capitano Prospero Ordeo a ricevere il primo prestito dal Segretario Giorgio Serponti. Le necessità di denaro dell’Ordeo si erano già manifestate l’anno precedente, con un prestito di Girolamo Mantello. Come poi vedremo tali debiti uniti ad altri, determineranno la necessità di cedere ai Serponti buona parte dei beni che Prospero Ordeo, aveva in Usmate. La prima vendita, nel 1673, relativa a 90 pertiche, della “Possessione dei Ronchi” a cui si aggiunge un “sedime da nobile con giardino e con casa da massaro”, al centro di Usmate, tra i patti la possibilità di riscattare la proprietà entro il termine di 11 anni. Queste proprietà rimarranno in affitto agli Ordeo che pagheranno un canone in natura, frumento, segale, foglie di gelso e vino. 

La famiglia Ordeo si era insediata in Velate a partire dagli anni Trenta del Seicento, acquistando parte delle proprietà che erano state della famiglia Orobono. Ricordiamo come la località detta la “Ribona”, deve il suo nome alla dinastia degli Orobono. 

Località Ribona, nell’immagine la parte più vetusta del complesso. Sopra un estratto dello “Stato anime” del 1605 in cui abbiamo l’indicazione del nome della famiglia, gli Orobono, che diede il nome alla cascina. “Cassina della Orobona”, giunta a noi come “Ribuna”, italianizzata infine in “Ribona”

Tra gli acquisti degli Ordeo, figurava appunto la “Possessione dei Ronchi” identificabile con gli odierni “Dossi” di Usmate. Nel 1691, padre e figlio Ordeo vendono l’altra metà dei “Ronchi” a Giuseppe Campagnano, dinastia, che in via di discendenza, approderà ai Borgia noti per la villa e parco in Usmate. La vendita al Campagnano, genera da parte dei Serponti, che reclamavano un diritto di prelazione, una serie di ricorsi, interpellanze, ingiunzioni e sentenze per finire con un accordo che vedrà gli eredi dei Serponti, solo nel 1744, intascare da Lelio Parravicino, al momento dell’acquisto della “Possessione dei Dossi”, la somma di 11000 lire imperiali, per il debito che ancora avevano i Campagnano, subentrati agli Ordeo. 

Il nucleo dei “Dossi” di Usmate. Una curiosità, nello stato d’anime del 1597 la cascina era indicata con il nome di “Grafignana”. Sotto: l’atto relativo all’acquisto della “Possessione dei Dossi” da parte di Lelio Parravicino, nel 1744.

La sequenza dei prestiti elargiti in seguito al capitano Ordeo è continua, sia da parte dei Serponti, che di altri soggetti. L’entità dei debiti è tale che nel 1683 il Capitano Ordeo autorizza il Serponti a potersi rivalere presso “l’Offizio del Soldo”, l’apparato finanziario che elargiva i compensi ai militari, professione condotta, appunto, dal Capitano Ordeo. Nella stessa occasione Antonio Serponti rileva 17 pertiche che l’Ordeo aveva alla Cascina Corrada. Solo un anno dopo un nuovo importante pacchetto di immobili viene ceduto da Prospero Ordeo e dal figlio Antonio allo stesso Serponti. La cifra pattuita per la transazione fu di 25657 lire imperiali, la più parte sarebbe servita per saldare le varie pendenze degli Ordeo, a cui rimasero solo 900 lire imperiali. Vediamo il dettaglio dei beni ceduti. Una “casa da massaro”, collocata nella zona centrale di Usmate, a cui si aggiungevano 65 pertiche di terreno dette “La Portola”. Possiamo collocare la Possessione della Portola, che in origine aveva un’estensione di 120 pertiche ed era stata acquistata nel 1633 da Alberto Ordeo, padre di Prospero, nell’area circoscritta da via Roma fino al ponte sulla Molgora, dalla Molgora stessa che scende, da via Cavour fino ad intercettare la ferrovia e poco oltre.  

Sulla mappa odierna la collocazione della “Possessione della Portola”, acquistata da Alberto Ordeo dalla famiglia Orobono nel 1633.

Non sappiamo collocarla con precisione, ma dal corso della Molgora dipartiva una “roggia del mulino”, che interessava la Possessione della Portola che tra l’altro si componeva di un “casamento da massaro e piggionanti”. Andando ancora indietro nel tempo, da un documento del 1478, in cui Francesco de Horobonis (Orobono) cede in locazione ai fratelli Domenichino diverse proprietà, viene citato il campo detto “la portulam” che tra i confini ha la “rugia georgij de curadis”, cioè la roggia di Giorgio della Corrada. Lo stesso documento indica, tra i beni affittati, un complesso con edifici, camere, solai, cascina, stalla, corte, aia, giardino e una mola a gualcho. Una ruota idraulica che aziona una gualcheria, con magli per la battitura delle stoffe. Tra i confinanti di questa località, compare ancora “georgij de curadis”. Questo complesso in passato era stato identificato con la località di Impari Inferiore. Alla luce di quanto ora esposto ci sentiamo di collocare questi edifici e l’impianto di “gualcheria” nella zona di Usmate appena descritta. Possiamo aggiungere ancora un’informazione sugli edifici che insistevano sulla Portola, da un atto del 1752, quando zio e nipoti Campagnano cedono ai fratelli Serponti “il sito di casa diroccata con orto… denominati della Portola… l’aja ivi contigua e l’accesso…”. I Campagnano detenevano questi immobili in comproprietà con i Serponti, retaggio di quegli acquisti fatti dagli Ordeo ed ancora al centro delle dispute, che avevamo illustrato in precedenza.  Ritornando alla vendita del 1684, andavano ai Serponti altre 68 pertiche di terreno collocate alla Cassina Corrada e ancora 116 pertiche dette “la Pizzalonga”, collocabile nella zona della Cascina San Carlo. Gli Ordeo terranno in affitto questi beni per la cifra di poco superiore alle 1000 lire imperiali annue.

 Tra le poche operazioni dei Serponti, non riconducibili alle  solite modalità di acquisizione segnaliamo nel 1694, l’acquisto del Segretario Gio: Antonio Serponti, dal Conte Prospero Crivelli di 458 pertiche di terreno che comprendono una “Casa da nobile e giardino”, situati nel centro di Usmate, a cui si aggiunge, tra gli altri, la “Possessione del Cazù” (Cazzù o Cazzullo), che si compone di un sito di casa con terreni coltivati e boschi. La zona in anni recenti è stata trasformata in campo da golf con le sue pertinenze. 

La cascina Cazzullo prima dei restauri. Nel riquadro l’edicola votiva posta sotto il portico (foto di Merisio Pepi -1997-)

Un nuovo capitolo del registro tratta della famiglia Cantù che nel 1705 cede un “sedime da massaro” con 10 pertiche di terreno a Paolo Albrizio, che opera a nome del Segretario Gio Antonio Serponti, nella località detta la “Paletta”, in questo sito, nel lasso di tempo intercorso tra le due rilevazioni, 1720-1721 e 1759, del censimento noto come “Teresiano”, sorgerà l’omonima cascina, sacrificata, verso la fine dell’800 in occasione della costruzione della ferrovia Monza-Calolzio. Nel 1747 Carlo Giuseppe Cantù cede altre proprietà al marchese Gio: Giorgio e al conte Anselmo fratelli Serponti, Da questa operazione possiamo conoscere altre località con denominazioni oggi quasi dimenticate, citiamo il “Troncone”, una vasta area che iniziava dove terminava la “Portola”, quindi oltre la linea ferroviaria verso sud, fino a comprendere l’intero “quadrifoglio” dello svincolo della tangenziale. Altro luogo il “campo detto la prada”, collocabile su viale Rimembranze appena dopo il complesso cimiteriale. Nello stesso atto sono indicate alcuni edifici posizionati nel centro di Usmate, che il Cantù vende, si tratta di una porzione di “Casa detta la Colombara” a cui si aggiunge una bottega e un giardino, che risultavano condivisi con altri componenti la famiglia. Ricordiamo come in quell’epoca non esisteva, sulla strada che proviene da Arcore, il tratto rettilineo che incrociata via Milano e arriva alla Chiesa vecchia, aperto negli anni ‘30 del Novecento. Dunque in quel punto la strada risultava sbarrata da costruzione rivolte verso la chiesa. Lì si affacciava la bottega dei Cantù, mentre l’abitazione si trovava nel complesso interno, sul lato dei numeri dispari di via Vittorio Emanuele. 

Il centro di Usmate dalla rilevazione del “Catasto Teresiano”, con alcuni luoghi citati nell’articolo

Dobbiamo infine annotare, come a differenza di altre vicende in cui i Serponti incamerarono i beni di debitori insolventi, Carlo Giuseppe Cantù nel 1754 fu in grado di riacquistare le sue proprietà. Altra famiglia, i cui rovesci accrebbero le proprietà dei Serponti in Usmate, fu quella dei Bascapè. Nell’arco di tempo che va dagli anni ‘80 del Settecento agli stessi anni del secolo successivo tutti i beni di Usmate dei Bascapè finiranno nelle mani dei Serponti. I Bascapè erano titolari della “Possessione della Baraggia”, estesa per 172 pertiche di vigna, 77 pertiche tra ronchi in piano e in costa a cui si aggiungeva il bosco in località Lomagna per 47 pertiche. L’area della vigna si sviluppava dall’attuale piazza Casati fino a via Tiepolo. Il resto della possessione, ronchi in piano ed in costa, era disposta a nord della provinciale 177. Gli edifici di pertinenza dei Bascapè erano collocabili sui due lati di via Vittorio Emanuele, in particolare, all’altezza del civico numero 10 era posta quella “casa da nobile” che nel 1780 Don Daverio prete Gio: Batta aliena, a favore di Angelo Serponti, con altri beni provenienti dall’eredità dalla madre Antonia Bascapè. 

Altre proprietà dei Bascapè erano finite per via indiretta ai Serponti. Nel 1684 Ludovica Olivera, moglie di Ascanio Bascapè, vende alla marchesa Margarita Pirovano Busca “quella possessione con beni ed edifizy da massaro di pertiche 320…”. La proprietà sarà ceduta, nel 1718, dal marchese Lodovico Brusca, all’Abbate Don Giorgio Serponti. 

Tra le pertinenze ritroviamo la già citata vigna detta “Pizzalonga”, un terreno arativo conosciuto come la “Campagna”, un’estensione a nord di via Leonardo da Vinci, per finire con un pezzo di terra detto la “Valle”, zona che si estendeva ai due lati di viale Lombardia. Gli edifici erano collocabili nella zona centrale di Usmate, prossimi alle proprietà che erano state della famiglia Cantù. Concludiamo questa lunga cavalcata, proponendo un passo del contratto di affitto che Angelo Serponti stipulava, nel 1797, con Adamo Kramer, imprenditore tessile. 

Un lungo elenco di proprietà, tra cui quelle di Usmate e Velate che nel 1802, Rinaldo Belgiojoso acquisterà per la cifra di 460000 lire: “…di tutti li beni, che lo stesso Cittadino Serponti possiede ne Territorj di Velate, Usmate, ed adiacenti, e componenti le Masserie Corrada, Brugorella, Brina, le altre Masserie e Colonie in Velate con tutte le case d’affitto, la Masseria al Bettolino coll’Osteria, ed annessi, le Masserie al Cazzù, Vega e Paletta, le Masserie e Colonie in Usmate coll’Osteria, e case d’affitto, li molini, e beni annessi in territorio di Arcore li beni di Velate che di presente si fanno lavorare per economia, il casino e beni annessi in territorio di Albareda, ossia Lomaniga, i beni in territorio di Lomagna e finalmente la casa di villeggiatura con casa da Fattore rustici cantine, li boschi brughiere…”.

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