Velate 1838, Maria Beatrice Giulini della Porta, finanzia l’edificazione della Casa Parrocchiale
di
Paolo Cazzaniga
La Contessa Maria Beatrice Giulini nell'anno 1838 finanzia la costruzione della nuova Casa Parrocchiale di Velate, così come ancora oggi la possiamo vedere. A ricordo della donazione, una lapide all'ingresso dell'edificio, la Contessa desiderava che li rimanesse in "perpetuo". Purtroppo gli anni e la labile memoria dell'uomo, hanno disatteso la volontà di Maria Beatrice Giulini.
Nella vicenda che segna l’avventura velatese dei Barbiano Belgiojoso, che ricordiamo avviata dal Principe Rinaldo, per mettere a frutto, anche a favore delle sue figlie, l’ingente patrimonio, lasciato dalla defunta moglie Giovanna Mellerio, dobbiamo sottolineare una data, il settembre del 1812, momento che sancisce con la cessione da parte delle tre nipoti del reverendo Aurelio Mauri, ultimo erede di quegli Albrizzi, nobili decaduti ed ormai estinti, delle porzioni di proprietà, che insistevano dove pochi anni dopo il Belgiojoso, nell’opera di ristrutturazione del luogo, edificherà il palazzo, oggi noto impropriamente come Villa Scaccabarozzi, nel centro di Velate. A ben vedere in quella data i Belgiojoso risultavano proprietari, dell’intera zona centrale di Velate, fatta esclusione della chiesa, dell’abitazione del parroco e di quella della “scuola del Santissimo”.
Ricordiamo l’opera, che aveva visto positivo protagonista il principe Rinaldo Belgiojoso, negli importanti interventi su tutto il territorio di Velate, fino alla sua morte nel 1823 e continuati nella gestione della “Provincia di Velate” della figlia, Maria Beatrice Belgiojoso maritata Giulini. Sarà dunque l’intervento della Contessa compiuto verso quelle proprietà che risultavano appannaggio della parrocchia di Velate a cui accennavamo, il tema di questa trattazione. Introduciamo ora un personaggio, già incontrato nella vicenda dell’oratorio del Dosso, Don Ambrogio Ponzoni parroco di Usmate, quando nella veste di subeconomo dei benefici vacanti della chiesa per il distretto di Vimercate, nel gennaio del 1838 relaziona l’arcivescovo di Milano Gaisruck per aggiornarlo, prima che il prelato esprima il suo parere, sull’istanza di Francesco Croce, che chiedeva di celebrare la messa nell’oratorio che aveva fatto edificare qualche anno prima. Infine l’arcivescovo Gaisruck, oltre a non concedere il nullaosta per celebrare la messa al Dosso, si rivolgerà alle autorità civili, affinché fossero vigili nel vietare qualsiasi forma di culto nell’oratorio e impedire assembramenti di folla, in un posto giudicato tanto sconveniente per la pubblica morale. E’ ancora nello stesso anno, Ambrogio Ponzoni, questa volta nel ruolo di supplente al parroco di Velate Don Cassina, che pensiamo fosse stato rimosso proprio a seguito dell’episodio dell’Oratorio del Dosso, ad adoperarsi verso la contessa Maria Beatrice Belgiojoso, per dare vita ad un ambizioso progetto. Una parentesi, abbiamo indagato sulla fine di Don Cassina, senza al momento scoprirà granché, anche all’archivio Diocesano di Milano, dopo la data del 1838 si perdono le sue tracce. In effetti a fare data dall’agosto del 1838 un nuovo parroco risulta nominato a Velate, si tratta di Don Angelo Perego.
Ritorniamo al parroco di Usmate e alla sua iniziativa. Esiste una targa che ricorda l’esito dell’evento promosso da Don Ambrogio e che proponiamo nell’immagine. Rimossa dal luogo in cui era stata collocata, per volontà della Contessa Maria Beatrice Giulini e purtroppo dimenticata oggi in qualche deposito. Ora attraverso questa ricerca inedita, andremo a ricostruire i fatti legati ad essa.
La premessa che introduce il documento che regolò il contratto tra le parti recita: “Allo scopo di provvedere i parocchi per tempo di Velate di abitazione comoda e decente…” Ci serviremo delle illustrazioni, proposte poco più sotto, in pianta e nella vista frontale realizzate da Remigio Pessina nel luglio del 1838 per descrivere i luoghi che andiamo a trattare. In prossimità della chiesa parrocchiale trovava ospitalità, dai tempi dei Serponti, il cappellano, nella casa che era stata oggetto di una permuta tra i nobili e la Confraternita del Santissimo Sacramento, come abbiamo raccontato in un articolo apparso sull’Informatore Comunale di Usmate e Velate dell’aprile 2019. L’abitazione parrocchiale si trovava in posizione più defilata, rispetto alla Chiesa Parrocchiale, era collocata sull’attuale Piazza Carabelli, dove oggi insiste l’esercizio pubblico “Bar Giuan”. Su sollecitazione di don Ambrogio Ponzoni, la Contessa Beatrice Giulini, fu invitata ad effettuare una permuta d’immobili, con il Beneficio Parrocchiale di Velate al fine di realizzare una nuova casa parrocchiale, edificio che ancora oggi troviamo nella sua collocazione a fianco della chiesa sul sagrato. Nel dettaglio questi i termini del contratto, la prima pagina al link: “La contessa Maria Beatrice Giulini della Porta” acquisiva “la vecchia casa parrocchiale angusta ed in stato di deperimento, compresa la parte della medesima ad uso colonico e lo annesso giardino”, cedendo al beneficio alcuni locali e le pertinenze collegate di sua proprietà, nell’abitato centrale di Velate in vicinanza della chiesa parrocchiale. Il nuovo complesso sarebbe servito per ospitare oltre al cappellano, il parroco e “sia infine per costruire, stante la insufficienza del locale che attualmente serve all’uopo, un nuovo oratorio attiguo alla chiesa per la riunione degli ascritti alla Scuola del Santissimo Sacramento”. Visto che: ”l’esecuzione delle opere di costruzione e di adattamento delle dette case e locali” avrebbero comportato “vistose spese le quali non potevano essere sostenute ne dal beneficio ne dalla fabbriceria, fu perciò che colla scrittura stessa che la prefata signora contessa per tratto di spontanea e liberale elargizione, assunse di far eseguire a sua cura e spesa le opere stesse”.
In un primo momento la contessa stabilì un tetto massimo alla spesa che avrebbe sostenuto, nella somma di milanesi lire 12750. In seguito, sempre sollecitata da Don Ponzoni, tale limite fu ampiamente superato. I lavori furono condotti tra l’autunno del 1838 per giungere a compimento nella primavera del 1839.
La volontà di concludere uno scambio alla pari, per lo meno per l’estensione delle proprietà permutate, contemplò la cessione da parte della contessa di una porzione di “ronco vitato marcato nella mappa e tavole del censo col N° 216 per la concorrente area di tavole 10 piedi 8”, in prossimità della chiesa.
La documentazione reperita illustra con dovizia di particolari le fasi del progetto e dell’esecuzione dei lavori. A firma del notaio Achille Marocco il giorno 31 ottobre del 1839 “…nella casa d’abitazione del Nobile Signor Conte Dr. Giorgio Giulini posta in detto paese in una stanza a piano terreno verso giardino…”, le parti stilano l’atto in cui si riassume l’intera vicenda, unendo al documento una serie di allegati che attestano le varie fasi dell’operazione. Si era partiti il 30 luglio dell’anno precedente, 1838, con la stesura di una dichiarazione d’intenti della Contessa sullo scambio alla pari delle proprietà tra la stessa e la fabbriceria della Parrocchia di Velate. Due interessanti planimetrie, opera dell’Agrimensore Remigio Pessina di Monza in data 26 luglio, riportavano nella differenti viste frontale e in pianta, con accurate note i due edifici al centro dello scambio. La planimetria che descrive l’edifico ceduto dalla Contessa, porta poi in calce alcune note prodotte al termine dei lavori da parte di Giovanni Comi, l’architetto chiamato alla stesura del collaudo dell’edificio prima di essere consegnato alla Parrocchia e datato 29 agosto 1839. Le due planimetrie risultano a corredo della relazione dello stesso Pessina che aveva stimato le proprietà su incarico di Don Ponzoni quale “I.R. Sub-Economo del Distretto VIII° di Vimercato Provincia Milanese”. La Contessa controfirma la perizia dichiarando che la stessa sarà a suo carico. La stima dei due edifici è particolareggiata e per chi ne avesse curiosità, proponiamo l’estratto di una pagina della perizia. Ancora del lavoro per l’agrimensore, nel dettagliare i lavori necessari, che chiama “adattamenti” e di stimarne i costi. L’epilogo delle spese si palesa in:
Partita per la Prebenda Parrocchiale £ 8676.83
Detta pel Coadiutore £ 1904.82
Per la formazione del Granaio superiore £ 117.98
Costruzione dell’Oratorio £ 759.08
Importo peritale £ 11458.71
Troviamo poi una dichiarazione, sempre del 30 luglio 1838, in cui la fabbriceria di Velate accetta l’intervento della Contessa a condizione di ottenere l’autorizzazione della “superiore autorità” come si legge nel documento con le firme dei tre fabbricieri che rispondono ai nomi: del primo fabbriciere Luigi Meroni a cui si aggiungono Carlo Cantù e Ambrogio Fumagalli. Il 30 agosto è il Consigliere di Governo a nome della I. R. Delegazione Provinciale ad intervenire affinché a seguito della nomina del nuovo parroco di Velate Don Angelo Perego, lo stesso subentri a Don Ponzoni, che sarà così sollevato da ogni responsabilità, al contempo l’autorità da disposizione che il nuovo parroco dovrà usare le 12000 lire messe a disposizione da parte della Contessa esclusivamente per l’esecuzione delle opere definite nella convenzione e se tale cifra non bastasse, l’integrazione non sarà a suo carico, invita quindi la Contessa, nel qual caso, ad intervenire e accollarsi infine il collaudo delle opere e la consegna al parroco degli edifici completati. Il 15 settembre tutto è risolto le parti si assumono i carichi definiti dalle autorità. In buona sostanza il giorno 7 settembre Maria Beatrice Giulini conferma la sua disponibilità alla spesa di 12750 lire, al collaudo delle opere e alla consegna al parroco, accollandosi come indicato dalla Delegazione Provinciale le spese relative ai trasporti e registrazioni catastali. Arriviamo finalmente al 29 agosto del 1839 quando l’architetto Gio. Comi approva e conferma, quale collaudatore, l’esattezza dei lavori. Il 18 settembre I.R. Delegazione Provinciale invita Don Ponzoni sub-economo, alla consegna al parroco di Velate della nuova casa Parrocchiale.
Terminiamo con una particolare nota sulla disattesa volontà, espressa della contessa nell’atto notarile di cui si dava conto all’inizio, circa la posa e la custodia della targa che abbiamo illustrato, che solo oggi con la lettura di questi nuovi documenti, si palesa.
“…si dichiara che la picciola lapide in marmo col dettato in carattere dorato, che coperta da antina in legno chiusa a chiave, la prefata contessa a memoria della ora detta sua liberalità ha fatto collocare nell’atrio interno d’ingresso della nuova casa parrocchiale, avrà bensì a rimanervi ad esso scopo in perpetuo…”, un monito del destino su quanto possa esserci di perpetuo in questo mondo.
Aspetti, località e storia della Brianza. "Ci sono paesaggi, siano essi città, luoghi deserti, paesaggi montani, o tratti costieri, che reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le loro storie, si se le creano". Ecco che, come diceva Sebastiano Vassalli: "E’ una traccia che gli uomini, non tutti, si lasciano dietro, come le lumache si lasciano la bava, e che è il loro segno più tenace e incancellabile. Una traccia di parole, cioè di niente".