CONFRONTO TRA LA MAPPA DEL 1721 E QUELLA DEL 1856 CIRCA, SI NOTA LA DIVERSA COLLOCAZIONE DELLA CASCINA TAMBURINA
LA MADONNA DEL PASSIN
La Madonna del Passin è una pregevole presenza campestre che sul margine di un sentiero di campagna, protetta da alcune conifere, che le fanno ombra, segna il territorio nei pressi della corte Giulini. Una Madonna del Rosario è rappresentata nella parete di fondo della costruzione, a forma di porticato a capanna. Coperto di tegole, l’edificio dalla base quadrata di dimensioni 360×370 ha un’altezza al vertice di circa 4,5 metri. Sulla parte frontale a coronare il culmine del tetto una placca con la scritta “AVE MARIA”. Una balaustra di circa 90 cm d’altezza cinge la parte frontale dell’edificio, un’ulteriore cancellata è posta a protezione. La balaustra in muratura è interrotta per 120 cm, nella parte centrale, dove un cancello, decorato da una croce, chiuso a chiave completa l’inferriata, a punte lanceolate, e decorata con cuori. Ai lati della sacra rappresentazione due teche contengono degli ex voto, poco sopra una serie di piccole corone del rosario, probabili altri ex voto, decorano la parete. L’immagine è protetta da una teca di vetro con serramento in legno color oro e cornice lavorata con profili decorati. All’interno della teca un piccolo crocefisso e due vasi di fiori. Un altare, ricoperto con un paramento e altri segni di devozione, sono posti sotto l’effige. Ai lati dell’icona, sospesi con delle catenelle due lampade decorate scendono dal soffitto. Altri fiori e piante sono poste all’interno dell’ambiente, una rastrelliera per i lumini arricchisce i segni di devozione presenti che si completano con due piccole panche in plastica poste sui lati per accogliere i fedeli in preghiera. La Madonna venerata è quella del Rosario. La vergine è in abito rosso e mantello blu, in posizione eretta, tiene alla sua sinistra, in braccio il bambino Gesù benedicente. Alcune teste di angeli contornano il dipinto. La mano destra del bambino regge tre rose, stessa cosa fa la Madonna con la mano libera e con la stessa mano porge la corona del rosario, ai fedeli. Le teste dei due sono cinte con una corona “nobile” a cinque punte, in aggiunta un’ulteriore aureola di stelle, attornia il capo della Madonna. L’opera è un lavoro di Fiorentino Vilasco, attivo nella Brianza ed a Monza negli anni dal ’50 al ’70. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Sant’Albino di Monza. La morte lo raggiunse ultranovantenne. La struttura trova origine nella scomparsa Cascina Tamburina, proprietà nel ‘500 prima della famiglia Albrizzi e poi, nel primo quarto del ‘600 del Monastero di Santa Margherita in Monza. Verso la metà dell’800 passa nelle disponibilità della Contessa Maria Beatrice Belgiojoso, in stato ormai fatiscente. Abbattuta e ricostruita nella posizione che oggi conosciamo, venne lasciato in loco un modesto portico che conteneva l’effige della Madonna, che probabilmente era presente prima dell’abbattimento della Tamburina antica. Il simulacro ebbe sempre un forte legame con la cascina ricostruita più a sud, tanto che nel 1924, abitanti di questa località, contribuirono nella sistemazione del diroccato muro su cui insisteva la pittura e provvidero ad elevare l’edificio in sembianze abbastanza prossime a quelle odierne. Il materiale edile utilizzato fu donato dalla famiglia Casati che nella linea dinastica continuava la discendenza dei Belgiojoso prima e Giulini poi. Il 10 Maggio del 1924 fu inaugurata la struttura con una nuova pittura opera di Gian Battista Briani. Il 4 Luglio del 1954, abbiamo notizia di un nuovo restauro che indusse il parroco Don Fantoni ad intitolare il luogo, con il nome di “Madonna della Campagna”. Ancora vent’anni dopo, si tentò una nuova titolazione, Don Angelo Zurloni, opto per “Madonna del Bell’Amore”. Questi tentativi non ebbero successo ed ancora oggi la meno altisonante denominazione di “Madonna del Passin” rimane ben salda nella tradizione locale. A detta del professor Magni, Passin era il sopranome del capofamiglia di certi Magni, che abitavano la ricostruita Tamburina e avevano in affitto i terreni, dove appunto era posta la riproduzione della Madonna.