SAN MARTINO -ARCORE-

SAN MARTINO -ARCORE-

PROPRIETA’ SAN MARTINO DEI CONTI CASATI ARCORE

Partiamo con la descrizione del  complesso del San Martino, seguendo quanto riportato nell’opera “Ville delle Brianza” di Bagatti Valsecchi, sviluppando ed integrando il contenuto con altre informazioni.

VILLA SAN MARTINO 900

Villa San Martino ad inizio ‘900

La villa dei Casati si estende in una zona di campagna completamente piatta e priva di rilievi paesaggistici, nasce infatti dalla trasformazione fatta nella seconda metà del Settecento dell’antico Monastero di San Martino, di cui ha conservato, parte delle strutture architettoniche, ma soprattutto ed è l’aspetto più interessante, si possono ancora evidenziare sommariamente la proprietà rurale che si estendevano fino al Lambro. La ristrutturazione dell’antico convento fu probabilmente iniziata dallo storico conte Giorgio Giulini, prima del 1781, anno della sua morte. Il Giulini, ridimensionò l’originario edificio conventuale, dandogli o conservandogli la tipica struttura a U aperta verso il paese ed impostando un vialone di accesso che, partendo dalla piazza antistante la villa Borromeo, lasciava ad est il paese, per spingersi verso ovest, oltrepassando la villa e prolungandosi otticamente con un filare di pioppi, oltre la strada provinciale, fino al Lambro distante qualche chilometro. L’architettura esterna, molto lineare, con le sottili fasce marcapiano che verso corte si prolungano nelle due ali, con i rilievi delle cornici ad architrave delle finestre, dove solo quelle centrali sono nobilitate da timpani, con un balcone su ambedue le facciate, è riferibile al primo periodo costruttivo. L’ala di nord è probabilmente la più antica, essa divide la corte nobile dalle case coloniche.

INTERNO VILLA S MARTINO

L’interno del salone della Villa ai tempi dei Conti Casati

Il portico nel corpo centrale ha conservato la sua fisionomia originale: scandito da cinque colonne monolitiche poggianti direttamente sul pavimento a grandi lastre di granito. Il salone, come le altre sale limitrofe, è stato ristrutturato completamente in epoca neoclassica; sopraelevato su due piani con balconata continua che si svolge intorno alle pareti al primo piano, ha la copertura a vela decorata con grisaglie a finti cassettoni. L’ala sinistra, è stata probabilmente costruita per chiudere simmetricamente la corte ad U e mascherare l’asimmetria dell’antica chiesetta. Il fatto che questo oratorio dal rivestimento interno barocco, oltre al portale verso il giardino abbia conservato un’apertura lungo la parete esterna, convalida l’ipotesi che un tempo vi passasse lateralmente la strada, come indicato nelle mappe del catasto teresiano e che questa apertura servisse a dare libero accesso ai fedeli senza passare dal monastero.

PIANTA S MARTINO

La pianta della villa. Si evidenzia la posizione dell’Oratorio (4) inglobato nella struttura, si osservi il suo orientamento originale.

Una fuga di pioppi, ideale continuazione del grande vialone di accesso dalla parte opposta della villa, si estende sul retro della proprietà. Come riportano le planimetrie del Brenna del 1838 il viale proseguiva fino al Lambro dove si elevava il “Tempietto Giulini”. Fino a qualche anno fa era ancora visibile, un leggero movimento del terreno che  inglobava i resti crollati del tempietto citato.

DAL SAN MARTINO AL LAMBRO

Il viale campestre con i pioppi. Congiungeva il San Martino al Lambro

Ricostruiamo ora, i vari riferimenti storici che ricordano il citato monastero e la chiesa dedicata a San Martino:

Goffredo da Bussero nel suo Codice, parla della “Ecclesia S. Martini in burgo Arcuri … “con altare di S. Biagio; nel “Notitia Cleri Mediolanensi de anno 1398” si parla di “Monasterium S. Martini de Arcuri”. Nello Stato o Catalogo delle Chiese e Monasteri, compilato verso il 1466, quando il duca Francesco Sforza stava costruendo l’Ospedale Maggiore si parla nuovamente del “Monasterium Sancti Martini de Arcuri”. Il Dozio parla di due monasteri di benedettine ad Arcore: il primo dedicato a S. Martino: “sorge a pochi passi dal villaggio verso ponente, dove ai di nostri sta ancora quella chiesa, ristorata e ridotta a forme moderne.”

ORATORIO SAN MARTINO

L’interno dell’Oratorio dedicato a San Martino

Nei documenti citati nelle “Memorie di Monza e sua corte” raccolte da A.F. Frisi nel 1794  vi è la bolla di Papa Callisto III diretta all’Arciprete di Monza per la soppressione del Monastero di S. Martino di Arcore e per la di lui unione al Monastero di S. Maria Ingino di Monza nell’anno 1455. Il Pontefice diede benestare con la Bolla papale a condizione, che la chiesa di San Martino fosse conservata al “divin culto”.  All’interno dell’oratorio la presenza dell’altare barocco con una pala dedicata a San Martino, attribuibile alla cerchia del Cerano e datata 1605, si dice che l’autore possa essere Giulio Cesare Procaccino.

LAPIDE GIULINI

La lapide con dedica a Giorgio Giulini, posta all’interno dell’edificio religioso

L’altare dell’oratorio, fu restaurato nel 1720 per iniziativa della contessa Laura Giulini e pertanto nuovamente benedetto. Varie lapidi ricordano membri della famiglia Giulini e Casati. La chiesa annessa alla villa, era aperta al pubblico. Per un antico legato istituito in parrocchia, ogni anno, nel giorno di san Martino, vi si celebrava la messa cantata, come indicato sui documenti conservati nell’archivio parrocchiale di Arcore.

AFFRANCAZIONE LEGATO SAN MARTINO

L’atto ufficiale, indirizzato alla Parrocchia di Arcore, per l’affrancazione dei legati al San Martino e a Sant’Apollinare, da parte di Camillo Casati. “Archivio Parrocchiale Arcore”

Tale legato fu in essere fino all’anno 1865, quando il Conte Camillo Casati, a nome della moglie Anna Giulini, intraprese le pratiche per affrancarsi da tale obbligo in virtù di una legge del Gennaio del 1864, del neonato stato unitario. La legge permetteva attraverso un versamento di una percentuale definita, riferita al capitale del legato, di liberarsi dell’onere. Alla chiesa sarebbe spettata una rendita annuale, erogata dall’Amministrazione del Debito Pubblico, lo stato per intenderci, in funzione del capitale versato dai Casati a tale titolo. Al vero l’intera vicenda, alla luce di differenti interpretazioni ed usi fatti della legge citata, merita una valutazione giuridica attenta, per evitare, errate interpretazioni. La somma per affrancare San Martino e Sant’Apollinare era stabilita in lire 62,05. Il parroco di Arcore, Don Giuseppe Brambilla, che ha ricevuto notifica dal “cursore comunale” Fermo Beretta, pone le sue osservazioni, a suo dire bisogna tenere conto di differenti voci che concorrono al capitale dei legati, per definire la cifra necessaria ad affrancare gli stessi. Dalla notifica di Marzo, giungiamo al Giugno dello stesso anno, quando viene stilato l’istrumento dell’atto. La somma finale indicata è di 75 lire, per entrambi i legati, a tale condizione vengono tolte le ipoteche che la parrocchia si era tutelata di porre sui beni dei Giulini-Casati. Per corroborare la tesi che in realtà per i Casati non fosse prioritario il risparmio sui legati, leggiamo nell’atto che per la rendita citata ed una ulteriore cifra “una tantum” stabilita, la parrocchia si impegna a continuare sia la celebrazione al Sant’Apollinare, settimanale, che quella annuale di San Martino. La vicenda evidenzia come i Casati avessero mosso le loro pedine avvedutamente, ne abbiamo conferma dalla presenza, tra i componenti della fabbriceria della parrocchia, dell’ormai famoso Luigi Santambrogio, estensore del nostro registro e amministratore dei beni di Camillo Casati con cui aveva trattato a nome della Parrocchia; senz’altro un conflitto d’interessi, “ante litteram”.

Per descrivere il complesso colonico del San Martino, in cui abitano i nostri coloni, ci affidiamo ad una descrizione contenuta nel libro “Arcore un popolo la sua chiesa il suo territorio

SAN MARTINO TERESIANO

Il complesso del San Martino, nella mappa del Catasto Teresiano.

“Presenta tre corti distinte che si susseguono parallelamente, con andamento leggermente obliquo, da sud a nord, e costruite in epoche differenti. L’edificio oggetto del nostro campo d’analisi, si trova sul fianco destro della prima corte, la più antica. Nella mappa catastale del 1722 già sono presenti i due elementi principali della corte: un vasto cortile affiancato al lato nord del monastero e, sul lato opposto, una struttura a pianta rettangolare in posizione leggermente obliqua. L’edificio in questione è chiaramente definito nella mappa del 1855.

SAN MARTINO 1855

La proprietà dei Casati nel censo di metà ‘800

Esso è ormai perfettamente inserito nella corte che appare chiusa e unita alla villa, realizzata sull’ impianto ad U del vecchio monastero, aperto verso il paese. E’ quindi ragionevole datare l’edificio tra il 1722 e il 1855 e ipotizzarne la costruzione nella seconda metà del 1700, epoca a cui risalgono i lavori della villa e, con molta probabilità, delle abitazioni coloniche annesse”.