ARCORE CASCINA MOLINETTO

ARCORE CASCINA MOLINETTO

Tempo fa abbiamo parlato del Lambro e dei fiumi in generale come “poli attrattivi per l’umanità”. Così in questo ambito si pone la proposta di Tonino Sala che forte delle sue conoscenze del territorio ha voluto, con l’ausilio delle preziose mappe stilate per dare corso al catasto noto come “Teresiano”, raccontarci un nuovo scorcio del fiume che come dicevamo ha visto sul suo corso vivere attività economiche e  trascorrere vicende umane. Una lezione di storia, geografia, geologia, architettura, idraulica unite in una pratica interdisciplinare di rara completezza. Con semplicità,  mai banale, scopriamo una complessità di accorgimenti, messi in atto per sfruttare le risorse del fiume, in quel tratto che prende il nome di “Molinetto”, nel territorio di Arcore. Ripetutamente Tonino ci rammenta e deve fari i conti, con la banalità che oggi circonda il luogo. Il prodigio dei manufatti dell’epoca, raccontato sulle mappe, non è più nemmeno un ricordo, ma qualcosa di ancora più lontano. Un altro muro, come quelli innalzati al Taboga, per proteggere le zone dalle esondazioni, appare nella sua cruda dimensione di chi ha voluto, chiudere con il passato, nello stile più spiccio possibile. “Non siamo più in grado di gestire la natura, alziamo un muro e questa “diversità” che ci fa paura, è occultata alla nostra vista”. Dimentichiamo che tutto ciò continua ad esistere e che potrebbe sorprenderci, con la stessa forza con cui noi ci siamo ostinati a non voler vedere quello che è “distante” da noi.
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La strada che conduce alla località “Molinetto”

NOTE E CURIOSITA’

Il racconto sul “Molinetto” è abbastanza scarno. Non vi è più alcun Molino da mostrare. Mancano memorie specifiche di fatti sul luogo, se non la scarsa testimonianza di un episodio di sangue accaduto nella zona. Ciò che si riesce a mettere assieme, più che altro, riguarda la geografia del luogo con griglie, mulini, rii, rogge e canali in riva al Lambro e la loro evoluzione fino all’interramento, vista attraverso le mappe storiche. Senza dimenticare la ferrovia Monza Molteno che le passa proprio a un tiro di sasso.

Iniziamo il racconto con una analisi del territorio che, sulle rive del Lambro, determina in parte, il confine ovest  del paese.

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La striscia di mappa riprodotta, illustra il percorso del fiume nel tratto che ci compete, ricavata da quella nota come “Mappa originale di primo rilievo” disegnata sul campo, dal geometra Frast, nel 1721,

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più tardi copiata dai disegnatori Marco Croppi e Onofrio Mugnozzi.

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La mappa originale, oltre al fiume, disegna i canali di flusso che, grazie ai modesti sbarramenti delle briglie, alzando il livello del fiume, portano acqua alle gore dei mulini.

briglia

Una briglia sul Lambro, ripresa al Taboga, ad Arcore

Nell’immagine, è rappresentato il canale di flusso ai mulini del Taboga. Sono evidenti la presa d’acqua, le gore dei mulini e il rio di scarico posto alla testa dell’entrata ai mulini, dove è situata la chiusa (in dialetto “ciüs”), azionata per dare e togliere il moto alle ruote dei mulini.

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Tra il fiume e il canale di flusso (entrata e uscita) è venuta a formarsi una vera e propria Isola, servita da ponti per gli accessi. Più avanti nel tempo, nelle rilevazioni degli “Stati d’Anime”, il luogo sarà registrato come “Isola Acquistata”. Il nome Taboga, per ora, non viene usato nei documenti ufficiali.
Gli edifici ospitano quattro mulini; la strada è ancora quella attuale: lo scosceso che porta dal piano all’orlo della golena e quindi, scendendo sulla costa, all’alveo del fiume.

6La mappa, inoltre, disegna la risorgiva dalla quale prende inizio “la roggia Ghiringhella”: che dopo essere sgorgata dal fontanile e aver percorso il margine del prato devia decisamente verso il corso del fiume scorrendovi a tratti parallelamente e a tratti accostandosi al lato della golena per poi ritornare a costeggiare il fiume. Dopo essersi irrobustita con la “presa” alla “Punta” prosegue verso Villasanta, ivi servendo i “lavandai”, quindi per San Fiorano e Concorezzo.

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Qui l’immagine mostra la roggia Ghiringhella, che alla “Punta”, riceve acqua dal Lambro. Più sotto una nuova griglia, appena accennata, provoca l’invaso per i canali di flusso dei mulini detti “della Folletta” (San Giorgio di Biassono, destra orografica) e per la formazione della roggia molinara che scorrendo  a lato della Ghiringhella raggiunge il Molinetto, dove alimenta le pale del Mulino.

Continua poi la sua corsa, sempre indipendente, anch’essa a portare acqua ai lavandai di Villasanta, per proseguire  poi verso Monza.

L’immagine seguente è presa dalle mappe di Biassono e riproduce il lato destro del fiume (destra orografica, cioè dando il dorso alla sorgente del fiume), subito dopo “la Punta”, con la cascina Caronno e i molini chiamati “della Folletta” (San Giorgio di Biassono). Anche qui rogge, rii e canali mostrano le loro ramificazioni (si tenga presente: il territorio che diventerà il “Regio Parco” non è ancora stato espropriato e recintato, e le vecchie strade conducono direttamente a Biassono senza dovervi girare attorno come invece si fa oggi).

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Questa è la parte finale del corso, quando il fiume esce dal territorio di Arcore. Si nota a ovest il percorso della Ghiringhella e, tra questa e il fiume, la roggia molinara proveniente dal Molinetto, che sfocia nel Lambro proprio sulla linea di confine tra Arcore e Villasanta.”

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Dalla mappa del Brenna, disegnata poco più di un centinaio di anni dopo, risulta chiaramente, la Ghringhella, la presa della Gallarana, le due rogge molinare (a nord quella del Molinetto, a sud quella dei mulini di “Spadett” o Molino Sesto Giovine, che rientrano nel fiume), il fiume Lambro e, a est dello stesso, la roggia dei mulini “della Folletta” e la roggia Caronno che aveva la sua origine da un fontanile in prossimità della Cascina Caronno, in comune di Biassono.

Infine, sempre commentando la mappa del 1721, per ogni singola parcella di terreno, separata da linee o puntinature, il rilevatore indica il nome col quale è conosciuta, il nome del proprietario, la misura di superficie, espressa in pertiche e tavole, lo stato del terreno e il tipo di coltura, il numero di partita catastale e, in alcuni casi, il nome della persona alla quale il campo è dato a livello (affittato).

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Il frammento esposto riguarda lo spazio compreso fra il corso della Ghiringhella, che scorre ai piedi dello scosceso, e il Lambro. Si riesce a decifrare: 74 – Pascolo senator julino P. 11, t.17, più sotto: 75 – aratorio senator julino deto il campelo del prato P. 7 t. 6.

Misure di superficie della Lombardia
Pertica    = m2 654,517   è composta da 24 tavole
Tavola     = m2 27,2716   è composta da 4 trabucchi
Trabucco = m2 6,8179     è composta da 36 piedi
Piede        = m2 0,1884

Abbiamo visto, dallo stralcio di stemma, che la “Mappa originale di primo rilievo” è stata ridisegnata in 19 fogli. La parte che interessa il Lambro e i suoi territori limitrofi, quindi anche il Molinetto, è inserita nei fogli 3, 7 e 11. Il settore, esposto sotto, riguarda una parte dei tre fogli accostati, a formare un unico tracciato. Come è già stato detto la puntinatura che corre lungo la mezzeria del fiume determina la separazione delle competenze dei confinanti.

Sulla destra, è disegnato il fontanile che genera la Ghiringhella di cui si è già detto.

Potrebbe essere interessante anche dare uno sguardo ai confinanti (sulla carta: Lesmo a lato destro del fiume e Biassono a lato sinistro), particolari che mettono in evidenza come il corso d’acqua lungo tutto il suo tragitto fosse molto ben sfruttato sia per irrigare che per dare moto alle macine, alle folle e ai magli.
La sezione che presentiamo è ritagliata dalla mappa di Lesmo-Peregallo (detto Perogallo sulla mappa) e ritrae la zona nota come La Folla, al di qua del Lambro. Per Lesmo il fiume fa ancora da confine con Biassono, mentre il confine con Arcore è solo sull’asciutto.

peregallo

Il Lambro entra nel nostro territorio, poco dopo l’antico ponte della “Folla”.

ponte immagine folla

Il ponte le cui origini sembrano risalire ad epoca romana, fu ricostruito, a seguito di una catastrofica alluvione, nel 1880 come segnala la minuta stilata dal sindaco di Lesmo in quell’anno, e rinvenuta presso l’archivio comunale dello stesso paese.

costruzione ponte

Il ponte è posto in prossimità della cascina “Campello”, là dove è posta oggi la trattoria “La Rava e la Fava”, sulla strada Peregallo-Biassono.

Cascina Campello

Trattoria “La Rava e la Fava”

La quota, a cui entra nel territorio di Arcore è di 178 metri s.l.m.; e ne esce, alla frazione Molino Sesto Giovine, Comune di Villasanta, ad una quota di 174 metri s.l.m.; quindi su un percorso di 1350 metri ha una pendenza di circa 4 metri. (Le quote sono state rilevate dalle curve di livello disegnate sulla aerofotogrammetria del territorio comunale, rilevata nel 1993). Poco dopo l’ingresso l’alveo del fiume si allarga in una golena le cui coste variando d’ampiezza fluttuano lungo il corso.

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Le quote sul livello del mare in entrata e in uscita dal territorio comunale di Arcore

Il tratto di fiume che interessa il Molinetto inizia alla “Punta”, con la “presa” che va a ingrossare la Ghiringhella.

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Dopo la briglia (che su questa immagine non è segnata), con la “presa” che forma la Gallarana: la roggia che porta il moto alle pale del Molinetto (è evidente anche su questa mappa la confluenza nella Ghiringhella).

Il Molinetto: nel disegno risultano indicate due ruote

quindi il tratto, esaurisce il suo interesse con l’uscita al confine entrando nel territorio di Villa San Fiorano.

Dallo schema che elenca i possessori, disegnato a lato nel foglio n. 11 originale e di cui si pubblica uno stralcio, risulta che il molino e i terreni che lo circondano sono di un unico proprietario: Paolo Bosso. Il rilevatore ha avuto cura di illustrare le quantità: pertiche e tavole, e il tipo di coltura.
I riferimenti di partita catastale consentono di rintracciare sulla mappa i singoli appezzamenti.

intestazione

IL RIO DEI MORTI

Al Molinetto, in prossimità dei ponticelli che scavalcando le rogge consentivano l’accesso ai molini, sfociava nella Ghiringhella,  un torrentello che, uscito dalla Valle dei Morti, dopo avere “zig zagato” per il piano, infilava la via per il Molinetto e finiva qui il suo corso. Nella mappa pubblicata non è tracciato, mentre il Brenna lo indica chiaramente, come anche chiaramente è segnato sulle mappe successive. Questo corso, chiamato Rio dei Morti, che scaricava il displuvio del lato ovest delle colline, risalendo con il suo bacino di raccolta fino al limite della cascina Fornace, è ancora in parte visibile a cielo aperto nel settore che costeggia il Parco comunale nei pressi del “Ravanel” e nel canale di scarico che arriva al limite della strada per Peregallo finendo poi intubato e sepolto. Anche lo scarico al Molinetto, dopo l’interramento delle rogge, non è più distinguibile

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La serie di foto a seguire consente di avere un’idea del torrente dall’uscita del parco fino alla strada per Lesmo.

bosco rio

Nelle foto sopra: l’incisione della roggia all’esterno della recinzione, che fa da alveo al primo scarico. Sotto: il secondo ramo che, uscendo proprio sotto il Ravanello, confluisce nel primo.

scala alpini

Qui il Rio dei Morti si incanala e prosegue fino al Lambro senza più venire alla luce.

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griglia uscita

griglia coso acqua inverno

LA FERROVIA MONZA-MOLTENO
Per non divagare troppo (il narrarne la storia richiederebbe ancora un notevole spazio) ci si limita, per quei pochi metri di attraversamento del territorio (circa 580), alla pubblicazione di fotografie del tratto in questione che sfiora il Molinetto, dal passaggio a livello di Buttafava (con relativa stazioncina o fermata che dir si voglia) all’uscita dal territorio arcorese, poco prima della stazione di Biassono al Parco, sulla mezzeria del ponte sul Lambro in località “La Punta”.

La stazioncina di Buttafava

treno passaggio

Al passaggio a livello per il Molinetto: treno in arrivo, sbarre abbassate

Il ponte sul Lambro

Il treno è sul ponte

Il passaggio a livello al Molinetto

 

Il passaggio a livello al Molinetto

Stazione di Biassono – doppio binario

Non ci sono immagini da mostrare di come era il Molinetto quando ancora le macine funzionavano. L’intervento per la messa in protezione del luogo e il riadattamento dei fabbricati ha alterato totalmente il sito. Ora, interrate le rogge, smontati i ruotismi dei mulini, un alto muro che, in teoria, dovrebbe mettere in sicurezza le case, sbarra l’accesso al Lambro e fa da contenitore al vecchio edificio, modificato, ampliato e ristrutturato non è più riconoscibile: non vi è più traccia alcuna del passato se non un certo disordine dell’ambiente tuttora in manutenzione.
In loco, sulla costa della golena, è in esercizio un rimessaggio per caravans, camper e roulotte.

Rimane da accennare al fatto di sangue di cui si è detto all’inizio:

dal “Libro dei Morti” della Parrocchia di Arcore, una annotazione del curato Carozzo:
…Adì 16 marzo 1661 – Margaritta detta la Borghetta? del luogho di Sartirana P. di Brivio è stata trovata morta nelli boschi della Casa Bianca comune d’ Arcor con doi schiopetate… … è stata riconosciuta da molti e così portata alla Cura et le si è dato la sepoltura…”
I “boschi” della Ca’ Bianca, al tempo, occupavano in pratica tutta la costa del Lambro e qualche residuo è ancora presente nel 1721. Di Margherita si può solo supporre che il soprannome “Borghetta – Porchetta” ne determinasse la professione.