STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “CEZANNE”
Con Cezanne, veniamo a trovarci ancora una volta in quei “territori di nessuno”, che Gino Casiraghi ha finora ben evidenziato, lasciandoci intendere ancora una volta, la difficoltà ad inquadrare e legare un artista ad un preciso movimento artistico, come una certa “storia dell’arte” ama fare. L’autore di queste note ha voluto, subito dopo aver trattato Cezanne, dedicare uno spazio per introdurre uno di questi momenti. Ha titolato, ci sembra più gli artisti del periodo, che non il movimento: “Post Impressionisti o Pre Espressionisti” una perifrasi solo apparente, non essendoci del resto termine univoco per segnare questo momento. Preferiamo, per nostra scelta, proporre ora al lettore questa introduzione, essendo a pieno titolo, come sottolinea Casiraghi, Cezanne un esponente di caratura certa, anche in questa transizione.
POST-IMPRESSIONISTI o PRE-ESPRESSIONISTI
L’Impressionismo, pur avendo rivoluzionato in modo decisivo il concetto di pittura e la visione della natura, a un certo momento suscita forti reazioni in quegli spiriti inquieti e talentuosi ai quali non interessa tanto la rappresentazione del mondo reale, ma l’analisi introspettiva e l’affermazione di valori spirituali. In sostanza si rimprovera all’impressionismo di essere un’arte esclusivamente ottica. Ciò coincide con lo sfaldarsi di quei principi morali e dei modelli culturali che hanno caratterizzato quel periodo storico così carico di speranze e di fiducia nel mondo che cambiava.
Si apre pertanto una nuova stagione di fermenti concettuali e operativi, dapprima alquanto imprecisabili, poi via via sempre più definiti e dichiarati attraverso l’affermazione di una diversa sensibilità emotiva.
I più illustri esponenti che si devono collocare in questo nuovo territorio sono: Cezanne, Gauguin, Van Gogh, Ensor, Toulouse Lautrec, Hodler, Munch e altri minori. Certamente essi faticarono parecchio a voltare pagina rispetto all’Impressionismo, anche se gli eventi sociali stavano rapidamente cambiando. Ciò si può constatarlo dalle loro ansie sperimentali, per uscire appunto dagli schemi pittorici precedenti.
Questi artisti cercarono, con spirito e sensazioni nuove, di evidenziare gli stati d’animo e un diverso senso della natura, mediante l’energia del segno e del colore, aprendo cosi un nuovo capitolo dell’arte pittorica. Però all’interno di tale impulso rinnovatore si sviluppò anche una notevole conflittualità di sentimenti: fra reale e immaginario, fra ragione e passione, fra intelletto ed istinto. Anche gli artisti italiani di quel periodo operarono un deciso rinnovamento rispetto ai canoni espressivi precedenti.
Purtroppo degli artisti italiani del 1800 si parla poco. E’ questo un italico autolesionismo aggravato da insipienza critica e culturale. Ora non voglio fare lo sciovinista alla francese; ma per onor del vero affermo che, dal punto di vista della qualità artistica, i pittori italiani dell’epoca di cui stiamo trattando, se paragonati ai colleghi operanti in Francia, questi ultimi appaiono dei talentuosi dilettanti. Senza addentrarmi in nessun commento, riporto alcuni nomi di artisti italiani: gli scapigliati Cremona e Ranzoni, Gola, Lega, Delleani, Mancini, Torna, Boldini, Previati, Segantini, per citarne alcuni. Forse un giorno il mondo scoprirà l’Ottocento italiano.
CEZANNECezanne è uno degli artisti (forse il più grande), anticipatore dell’arte del XX Secolo. Nasce nel 1839 ad Aix-en-Provence in una famiglia agiata. Compie studi classici nel collegio di Bourbon insieme ad Emile Zola. Fin da ragazzo è appassionato di pittura, però è pure interessato alla letteratura, alla poesia e alla musica. Insieme a Zola suona anche per qualche tempo in un’orchestra.
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Per far piacere al padre segue corsi di diritto. Insoddisfatto, ben presto lascia gli studi e si reca a Parigi, ove si iscrive all’Académie Suissie. Nell’ambiente artistico viene da tutti irriso e dissuaso. Lui stesso, insicuro e sfiduciato, torna a casa; ed accetta di lavorare in banca insieme al padre. Però rimane ben poco. Spirito emotivamente inquieto, riparte per Parigi, ove incontra i pittori impressionisti: Pissarro, Renoir, Monet, Sisley e altri. Per anni i suoi quadri vengono respinti e suscitano solo disprezzo e sarcasmo. Perciò si isola e lavora in silenzio. Non segue nessuna teoria né artistica né filosofica. Cerca solo un proprio personale modo espressivo, un proprio linguaggio pittorico. Temperamento introverso e meditativo, coglie la realtà in modo diverso da quella percepita dai suoi colleghi. Pur operando nel clima degli impressionisti, Cezanne non è mai stato tale. Però non si può neanche dire che non ne sia stato influenzato. Dell’impressionismo assimila la libertà operativa, la luminosità del colore e le trasparenze atmosferiche, che gli permettono di superare i residui retaggi dell’arte accademica. Degli impressionisti respinge lo sfarfallio del colore e la superficialità delle forme. La sua concezione pittorica è decisamente nuova e diversa rispetto ai linguaggi artistici precedenti. Concepisce e configura la realtà più come sostanza che come apparenza. Le sue principali caratteristiche sono: la semplificazione delle forme, il senso del volume (geometrizzante), lo spazio a prospettico. Il lavoro di Cezanne è lento e meditato. Come un geologo pazientemente scandaglia il territorio pittorico in modo che nulla possa ingannarlo circa le sue scelte operative. Meticolosamente cerca sempre il giusto equilibrio tra forma e colore, masse e linee di forza, spazio e atmosfera. A lui non interessa la bellezza esteriore dell’oggetto, ma il suo impianto strutturale, i volumi e la solidità delle forme Ama il rigore compositivo e l’ordine armonico degli artisti classici; ma sente di dover eliminare le loro illusioni prospettiche e gli inutili virtuosismi tecnici. Le sue rappresentazioni non contemplano la prospettive centrica, ancora presente nelle opere impressioniste. Non gli interessa rappresentare una realtà secondo canoni naturalistici, ma creare un mondo espressivo dettato dalla propria immaginazione. Soprattutto vuole essere semplice e chiaro, solido e armonico. Dice: “per la pittura ci sono due cose: l’occhio e il cervello; entrambi devono aiutarsi fra loro. Occorre un’ottica e una logica” Però obbedisce alla logica dell’ arte, non alla logica del cervello; chi si abbandona a questo è perduto. La sua pittura è assolutamente priva di sentimentalismi; non ci sono complicazioni psicologiche o tensioni e inquietudini esistenziali. Egli propone una natura statica, immobile, senza espressività. Quindi del soggetto distrugge ogni contenuto emozionale. Le sue bagnanti non sono più donne ma statue; tutto il quadro è un’architettura. Anche per i ritratti non sceglie soggetti espressivamente intensi. Per lui la persona è come un oggetto da presentare in placida compostezza e serenità. Infatti, quando fa il ritratto alla moglie gli dice: “siediti come una mela”. Purtroppo gli artefici innovatori che si esprimono nel loro tempo non sono quasi mai capiti. Anche nei riguardi di Cezanne la critica si palesa incongrua e superficiale: lo deride e lo considera un ingenuo, incapace di disegnare di dipingere. Il suo paziente lavoro di rinnovamento del linguaggio dell’arte, non viene capito neppure dal suo amico Zola, il quale non solo travisa la sua attività pittorica, ma altresì lo paragona al personaggio di un suo romanzo: un fallito incapace di realizzarsi. ma lui, spirito solitario, sempre scontento ma determinato, incurante degli avventati giudizi, procede a tessere la sua rete di primizie estetiche, cercando l’essenza delle cose, la struttura primigenia. Nel suo tempo nessuno coglie le molte peculiarità della sua arte innovativa che aprirà un nuovo capitolo dell’arte moderna. Queste le principali novità della sua ricerca: il modo di rappresentare lo spazio senza un punto di vista prospettico. La sintesi formale e l’organizzazione costruttiva dei piani spaziali. I motivi di astrazione che si integrano con gli aspetti di una natura vista più in profondità che in superficie. La sfaccettatura dei volumi (geometrizzanti) creata mediante tocchi di colore a tasselli. Sono queste le premesse per la nascita del Cubismo di Picasso. Cezanne è anche il primo pittore che lascia trasparire a tratti il tono sottostante della tela, creando freschezza e gradevoli vibrazioni visive. Inoltre la sua materia pittorica diventa un tutt’uno sulla tela. Anche i cieli diventano della stessa materia degli oggetti, e come loro acquistano corpo e volume (altro spunto per il Cubismo). Molto ci sarebbe da dire anche riguardo al suo colore. Riporto solo una sua illuminante asserzione. “Il disegno e il colore sono due cose distinte. Via, via che si dipinge, si disegna. Quanto più il colore si dispone armonicamente, tanto più si precisa il disegno. Quando il colore è giunto al suo punto più ricco, anche la forma raggiunge la sua massima purezza”. |
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