STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “GLI SCAPIGLIATI”

STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “GLI SCAPIGLIATI”

Non era previsto, all’inizio del progetto, dedicare una puntata al “movimento” che oggi è argomento di questo elaborato. La decisione d’inserire gli “Scapigliati” è dunque maturata in funzione della non trascurabile importanza che il movimento ha avuto, anche in relazione ai successivi sviluppi che questa presenza ha determinato nell’arte moderna. La riflessione di Gino Casiraghi  ha quindi prodotto questa interessante pagina, che vi invito ancora una volta ad apprezzare. Come sempre senza perdersi in lunghe e noiose disquisizioni, il nostro autore affronta con precisione, per una immediata comprensione, le vicende di un movimento, come molti altri  nato in antitesi al sistema costituito di quel momento. Necessario comunque, a fornire nuova linfa “all’arte”, che naturalmente fa di questi “nuovi apporti”, quasi sempre di “rottura” la sua ragione d’esistere.

GLI SCAPIGLIATI

Nella seconda metà del 1800, in Italia (e non solo) avvengono diverse trasformazioni nella società. Le nuove strutture economiche e lo sviluppo industriale, danno origine a un nuovo ordine di interessi e di conseguenti fermenti come le lotte del lavoro e alcune “radicali ideologie”.
Si avvia pure un processo di disgregazione sociale. I valori non sono più quelli della vita domestica e solo degli affetti familiari. 

 

Anche nella cultura si determina una diversa sensibilità venata, da una certa inquietudine romantica.

All’ombra di due sommi personaggi di levatura mondiale quali Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi, si sviluppa a Milano un’originale clima artistico-culturale definito “Scapigliatura”. Questo movimento nasce intorno al 1860, e rimane attivo fino al 1880. Ha il suo centro di irradiazione a Milano con diramazioni a Torino e in città minori di Lombardia e Piemonte.

Influenzati dall’utopia idealistica del primo Simbolismo e dalla poetica di Baudelaire, gli scapigliati si propongono di reagire alla “lirica sentimentale”, alla vita borghese e alla pittura di genere. Si pongono l’ideale di spontaneità e sperimentazioni anche capricciose ed eccentriche, per l’epoca. Comunque, credo sia doveroso inserire nella storia dell’arte italiana dell’Ottocento, anche questo movimento artistico, non molto considerato ma di notevole rilievo storico. La “Scapigliatura” milanese (termine coniato da Arrighi per definire un gruppo di artisti scapestrati) si manifestava come una corrente artistica un po’ strampalata, formata da giovani pittori trasandati, sporchi, barbuti e coi capelli lunghi, disordinati e gradassi, spesso dediti all’alcol. L’incuria li predisponeva alla tisi e non era rara, tra loro, la morte per suicidio. Sono stati comunque, per l’epoca, dei rivoluzionari, nell’arte e nei comportamenti.

Si riunivano in una osteria di Milano (la Polpetta, in corso Monforte) giocando a carte e a bigliardo. Erano quasi sempre con le tasche vuote, e quando non avevano soldi, si giocavano i bottoni degli abiti. I più noti del gruppo erano; Cremona, Ranzoni, Grandi, Persili, Carcano, Canconi. C’erano anche giornalisti, musicisti e scultori, il più grande dei quali era Medardo Rosso.

Di quel clima facevano pure parte scrittori e poeti come Camerana, Boito, Praga e altri. Per certi aspetti la Scapigliatura anticipava eventi artistici più importanti come il Futurismo, notoriamente ribelle e dissacrante.

Il merito degli scapigliati è stato soprattutto di reagire, come atteggiamento, all’ipocrita conformismo “borghese, e come pittura di uscire, con la loro eccitazione immaginativa neoromantica, dallo stantio provincialismo accademico.

Improprio è l’accostamento della Scapigliatura all’”Impressionismo”. Gli artisti italiani, per quanto innovativi e intraprendenti, avevano alle spalle una tradizione classica che, in qualche modo nell’essenza figurale, affiorava come un fantasma inestinguibile.

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“MACCHIAIOLI”