STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “I POSTROMANTICI”

STORIA DELL’ARTE MODERNA INTERPRETATA DA GINO CASIRAGHI: “I POSTROMANTICI”

“…io comincio dalle ombre…” sono gli aspetti più eloquenti di un quadro. In ogni opera v’è un punto più luminoso che deve restare solo. Sono le parole di Corot, che più di altri influenzerà i futuri impressionisti, a segnare questo capitolo che descrive la transizione tra i Romantici e gli Impressionisti stessi. E’ sempre la sintesi e la chiarezza di Gino Casiraghi, ad introdurci e svelarci questa pagina della “Storia dell’Arte”, da lui interpretata.

I POSTROMANTICI

Nella storia dell’arte vengono individuate delle tendenze, dei movimenti espressivi più o meno omogenei, ma non si dà sufficiente rilievo a quei fenomeni artistici “spontanei” che non si inquadrano in compiute poetiche, ma che tuttavia producono fecondissimi germi per i fermenti artistici successivi.

Un periodo in cui si verificano importanti eventi del genere è la prima metà dell’Ottocento.

Tali manifestazioni espressive, scaturite da singolari intuizioni pittoriche e da un felice stato emozionale e creativo, possiamo definirle “postromantiche, o preimpressioniste”.

Dopo l’intensa stagione romantica, il movimento artistico più rilevante e costruttivo, in ordine di tempo, è senza dubbio l’Impressionismo.

Ma prima di analizzare questo grande evento artistico, voglio soffermarmi a considerare le suddette “spontanee vicende”, si fa per dire (ogni evento, apparentemente spontaneo, nasce comunque da fatti e scoperte precedenti) che producono lentamente una diversa coscienza del reale e nuove cognizioni visive, gettando le basi per quella grande rivoluzione della sensibilità e del colore che sarà, appunto, l’Impressionismo.

Le suddette concezioni pittoriche si sviluppano un po’ ovunque. In Inghilterra operano in tal senso pittori come Turner e Constable; in Francia Corot, il primo Courbet, Daumier, per citare i migliori.

Si è scritto da più parti che una delle principali caratteristiche dell’Impressionismo è la scoperta della natura. Ma bisogna precisare che questa è, in primo luogo, prerogativa dei postromantici, il cui grande spirito creativo e le geniali soluzioni pittoriche renderanno possibili, come s’è detto, le conquiste degli impressionisti. Ai loro occhi il mondo acquista una nuova dimensione; le cose vengono liberate da ogni concezione metafisica e caricate da una straordinaria energia poetica. In questi pittori c’è ancora il retaggio della sensibilità romantica; tuttavia stabiliscono ormai un rapporto diverso con la natura.

A creare tale esaltante clima in cui lo spirito dell’uomo si immerge totalmente nella natura, contribuiscono anche i pittori di Barbizon, con la loro visione panteistica.

Il fondatore del movimento è T. Rousseau. Altri esponenti: Dupré, Diaz, Daubigny, Troyon, ecc. Il cambiamento di rotta della pittura è segnato.
Tali precursori dell’Impressionismo, non solo scoprono la grande potenzialità poetica della natura, ma liberano anche, attraverso la palpitante materia pittorica, una sorprendente interiore vitalità prima sconosciuta. La stessa osservazione del naturale si modifica, in quanto l’occhio non è più considerato uno strumento meccanico alla stregua di un obiettivo fotografico, ma un mezzo a disposizione per tradurre spiritualmente il visibile. Si bada sempre meno ai sentimenti universali: ogni artista possiede i propri.

Quanto grande sia il contributo che questi pittori hanno dato all’origine dell’Impressionismo, è dimostrato da certe affermazioni degli stessi impressionisti. Monet diceva: “Corot riesce a raccontare tutto con la cima di un albero”. Corot è stato il primo a pronunciare la parola impressione. Dirà inoltre: “essere sé stessi è il solo modo per commuoversi e per commuovere”. Ancora Corot afferma: “ciò che si dipinge di getto è sempre più sciolto e fresco nella forma e nel colore; ritornando sulle cose si perdono l’incanto e l’armonia iniziali”. Altra sua intuizione: “io comincio dalle ombre ..” sono gli aspetti più eloquenti di un quadro. In ogni opera v’è un punto più luminoso che deve restare solo.

Accenno soprattutto alla personalità artistica di Corot perché è quella che maggiormente influenzerà la successiva pittura. Egli è il primo pittore che non frequenta i musei, ma si rivolge direttamente alla natura da cui trae gli spunti per le sue conquiste stilistiche.

Diverse sono le sue scoperte; ne elenchiamo alcune. Importanti sono i suoi studi riguardanti i rapporti delle masse tonali. Instaura poi la tecnica del “frottement”, ossia della “sfregamento” della superficie dipinta su cui applica ,una volta essiccata, nuovo colore, ottenendo raffinate e suggestive vibrazioni. Altra applicazione inedita, fin dal 1853, è la tecnica del “clicheverre” appresa dall’amico Dutilleux, stampatore, che consiste in una specie di stampa su vetro preparato al collodio. Tale riporto fotografico gli rivela l’impianto del paesaggio.

Certamente i suoi esperimenti e le sue intuizioni non potevano essere rivolti con successo alla società del suo tempo; l’unico a capirlo è stato Baudelaire.

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